Scarcerato il padre
che uccise il figlio drogato

Scarcerato il padre che uccise il figlio drogato
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Sabato 15 Febbraio 2014, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 13:00
SENIGALLIA - E’ stato scarcerato ieri mattina Roberto Moroni, l’infermiere in pensione recluso nel carcere di Montacuto dal 3 febbraio con l’accusa di omicidio

volontario. Il 69enne è stato trasferito presso una comunità nelle Marche, in regime di arresti domiciliari. Il trasferimento è stato accordato dal Tribunale di Ancona all’avvocato Lucia Stecconi che ha chiesto, e ottenuto, una misura detentiva più idonea alle condizioni di Roberto Moroni.



Non un assassino comune, come lo stesso legale ha sottolineato, bensì un padre disperato che ha ucciso il figlio Luca al termine di una colluttazione per legittima difesa. L’ex infermiere non si è mai ripreso dal quel terribile 3 febbraio quando all'alba si è consumato il delitto tra le mura domestiche in via Buozzi 8. Un padre che ha sempre amato il figlio e che continua ad amarlo pur nel dolore del gesto che le circostanze lo hanno portato a compiere, come gli altri figli hanno anche voluto evidenziare nel corso del funerale di Luca Moroni.



Intanto proseguono le indagini della polizia per cercare di ricostruire nei dettagli l’accaduto. Il dramma familiare si è consumato all’alba del 3 febbraio quando Luca, secondo quanto riferito dal genitore, sarebbe entrato nella sua stanza intorno alle 4.30 di notte per chiedergli dei soldi che gli sarebbero serviti per acquistare della droga. Fuori di sé, il 49enne avrebbe scagliato una sedia contro il padre, ne sarebbe scaturita una violenta colluttazione terminata con i due fendenti inferti dal padre al figlio, colpito a morte.



L'arma del delitto è un coltello da carne da cucina con una lama di 18 centimetri che, secondo quanto emerso dall'indagini, Luca Moroni avrebbe portato da fuori casa non essendo in dotazione della cucina. Coltello di cui l'ex infermiere si sarebbe accorto solo nel corso della colluttazione. E’ stato proprio lui dopo il fatto a chiamare la polizia per chiedere di venire, segnalando il figlio sanguinante a terra e assumendosi le sue responsabilità.
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