Rapina choc all’orefice di Falconara, il racconto: «Quei gioielli, un tesoro di 73mila euro. Un’ora di terrore, chiudo per sempre»

Rapina choc all’orefice di Falconara, il racconto: «Quei gioielli, un tesoro di 73mila euro. Un’ora di terrore, chiudo per sempre»
Rapina choc all’orefice di Falconara, il racconto: «Quei gioielli, un tesoro di 73mila euro. Un’ora di terrore, chiudo per sempre»
di Gianluca Fenucci
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Sabato 9 Settembre 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 15:41

FALCONARA «Ho vissuto un’ora di terrore. I due malviventi che mi hanno atteso sulla rampa di scale che conduce al mio appartamento mi hanno imbavagliato, senza malmenarmi ma è come se mi avessero ferito a morte. Quello che è accaduto mi ha segnato profondamente nel morale oltre al fatto che hanno arraffato tutti i monili d’oro che avevo, un bottino di oltre 73mila euro, oltre agli 800 euro in contanti che avevo in tasca e gli ho dovuto lasciare. Altro che i 1200 che in un primo momento sembravano i pochi spiccioli rubati dai due ladri!». È ancora scosso, impaurito, amareggiato Antonio Cettineo, il 74enne orefice di Falconara imbavagliato e rapinato da 2 malviventi mercoledì scorso alle 19,20. Cettineo è in piazza Mazzini e racconta ad un paio di amici la sua disavventura, anzi il suo dramma. 


La storia che finisce 

«Mio padre Armando ha fondato la gioielleria nel marzo del 1945 – dice Antonio Cettineo – ed avrei voluto chiudere questa storica attività che è stata molto apprezzata dai cittadini e dai clienti nel marzo 2025, con l’ottantesimo compleanno ed invece il colpo di mercoledì è stato definitivo e chiudo per sempre l’attività.

Svenderò l’argenteria che è rimasta a metà prezzo e lascio ad altri. Volevo chiudere bene e c’è tanto rammarico e delusione». Cettineo racconta nei particolari una vicenda tremenda. «Sono ancora molto impaurito. I due ladri, uno più robusto ed uno magro, entrambi stranieri probabilmente dell’est europeo, mi hanno certamente seguito, conoscevano le mie abitudini; mi aspettavano sulla rampa di scale sottostante al secondo piano dove ho l’appartamento: hanno atteso che uscissi dall’ascensore e mi hanno spinto senza fare troppi complimenti dentro casa». 

Continua il racconto choc: «Mi hanno subito imbavagliato intimandomi di stare fermo, dicendomi che non mi avrebbero fatto del male e che non dovevo fare il furbo perché avevano due complici sotto casa molto più aggressivi di loro. Mi hanno preso le chiavi del negozio dalla tasca, il telefono cellulare e gli 800 euro in contanti che avrei dovuto portare in banca il giorno successivo».I dettagli della rapina sono molto minuziosi. «L’uomo più magro è andato da solo nel negozio in via Flaminia, che dista poche centinaia di metri dalla mia abitazione di via Rosselli, ma non è riuscito ad aprire la saracinesca della gioielleria mentre l’altro è restato in casa a sorvegliarmi. Il ladro è poi tornato sui suoi passi e mi è venuto a chiedere di nuovo come si apriva la porta del negozio ma anche in questo secondo caso non è riuscito ad entrare. Allora è tornato nell’appartamento, mi hanno tolto il bavaglio: tutti e tre siamo andati verso la gioielleria, passando non per via Cavour che è la strada più breve ma più transitata ma attraverso via IV Novembre che è meno battuta. Gli ho aperto una cassaforte che hanno ripulito completamente di tutta l’oreficeria e la gioielleria: hanno rubato molte catenine, girocolli, bracciali, orecchini ed anelli d’oro». Riprende fiato: «Poi mi hanno lasciato dentro al negozio, abbassando la serranda e siccome non avevo più con me il telefono cellulare che mi avevano rubato sono corso a casa ed ho subito telefonato al 112. Mi hanno detto che i carabinieri hanno ricevuto una telefonata precedente da un altro cittadino che stava passando nei paraggi e che ha visto due uomini uscire di corsa dal negozio ed abbassare la saracinesca».

La denuncia 

Giovedì mattina Cettineo ha perfezionato la denuncia ed ha consegnato ai carabinieri di Falconara l’elenco dei monili rubati, un danno di oltre 73mila euro che l’assicurazione coprirà solo in parte. Oltre al danno, la beffa.

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