Simoncini e la battaglia contro il Covid: «Sette mesi d’inferno, ma vedo la vetta»

Simoncini e la battaglia contro il Covid: «Sette mesi d’inferno, ma vedo la vetta»
Simoncini e la battaglia contro il Covid: «Sette mesi d’inferno, ma vedo la vetta»
di Giacomo Quattrini
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Domenica 11 Ottobre 2020, 06:00

OSIMO  - Finalmente possiamo dirlo: il peggio è passato, il percorso è ancora lungo, ma Stefano ce l’ha fatta. Tutti gli osimani sanno a chi ci riferiamo, perché quando in città parli di Stefano, il pensiero va a lui, l’ex sindaco Simoncini.

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L’orso buono di Osimo che da trent’anni è nell’agone politico.

Il fondatore del movimento civico a inizio anni ‘90 assieme all’amico Dino Latini, di cui ha preso una eredità pesantissima nel 2009 quando divenne sindaco, un’eredità che avrebbe potuto schiacciarlo ma lui non lo ha permesso, gli è rimasto accanto. 


Il classico Delfino, un punto di riferimento per i civici, che rappresenta nei banchi dell’opposizione in consiglio comunale dall’anno scorso. Quando a marzo si sparse voce del suo ricovero in Rianimazione a Torrette, tutti rimasero col fiato sospeso. Era lui l’ex sindaco ammalato di Covid, il secondo caso in provincia di Ancona a fine febbraio, quando la pandemia era ancora agli albori. Poi le sue condizioni si aggravarono, complice uno stato di salute già debilitato da altre problematiche. Il coma indotto e settimane di Rianimazione, con giorni in cui sembrava arrivato il momento più buio, ma non si è mai arreso. Nessuno ha osato fare il suo nome, pur personaggio pubblico si è tutelata la privacy della sua famiglia, la prima costretta in quarantena a Osimo. 

Solo ieri Stefano, nel giorno del suo 54esimo compleanno, ha voluto parlare della sua malattia. Prima con un post su Facebook: «E’ un compleanno speciale. Sono sette mesi e mezzo che sto fuori casa e mi viene in mente una poesia di Enzo Aprea, un giornalista scrittore che ha vissuto anni in ospedale. S’intitola “Vorrei” e la dedico alle persone a me care che più di tutti hanno sofferto per la mia malattia, a tutti gli amici, a quanti sono costretti in una casa di cura o di riposo». Poi si apre, anche per lanciare un messaggio ai suoi concittadini in questa seconda ondata di contagi: «Cosa suggerisco? Quello che dico a mio figlio. Di attenersi scrupolosamente alle indicazioni dei medici: mascherina, distanza sociale, igiene delle mani. Io sono stato il secondo ricoverato Covid di Torrette a febbraio e all’epoca ancora queste misure non erano usuali». 


Di quel ricovero racconta: «Del periodo peggiore non ricordo nulla. Ho fortunatamente un vuoto totale, anche dei primi giorni di ricovero, come se il coma avesse resettato tutto. Da quando mi sono risvegliato, beh francamente sento sulle mie spalle tutto il peso di questo lungo tempo in ospedale. Ora sto molto meglio, non so ancora quando potrò tornare a casa ma vedo la vetta. Anche se, come quando cammino nelle mie amate montagne, l’ultimo tratto sembra durissimo e interminabile». Dalla clinica riabilitativa di Porto Potenza, Stefano si è pure esposto per l’amico Latini nella campagna elettorale per le regionali: «Avevo abbastanza tempo e non potendo farlo in prima persona, ho cercato di dare il mio modesto contributo sui social e per telefono. È stato un successo, Dino lo merita, saprà rappresentarci bene in Regione e mi auguro gli assegnino il ruolo di presidente del Consiglio regionale».

Una volta dimesso, guarda avanti Simoncini, «tornerò in consiglio comunale ma sono pronto alle dimissioni per il ricambio con altri della mia lista giunti dopo per preferenze, come abbiamo deciso a inizio mandato». Infine, i ringraziamenti a tutto il personale sociosanitario di Torrette e Porto Potenza, ma il principale ringraziamento va «alle persone a me care che hanno tremendamente sofferto per le mie condizioni critiche specialmente nei primi giorni. A quanti hanno pregato per me».

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