Green pass, famiglie bloccate sull’uscio e dentro coperti a quota zero. Disdette e ristoratori a terra

Il controllo del Green pass un ristorante di Ancona
Il controllo del Green pass un ristorante di Ancona
di Federica Serfilippi
3 Minuti di Lettura
Sabato 7 Agosto 2021, 09:15

ANCONA - Pochissimi coperti all’interno dei ristoranti, qualche disdetta per comitive con membri non vaccinati, famiglie senza Green pass “respinte” sull’uscio dei locali e la ripresa del take away: se non posso mangiare dentro, allora via con l’asporto. Più ombre, o forse nuvoloni, che luci al debutto del Green pass per accedere alle sale interne di bar e ristoranti. Commercianti anconetani scoraggiati e rassegnati dall’ennesimo inghippo che potrebbe mettere un freno alla ripresa delle attività, già duramente colpite nell’ultimo anno e mezzo di pandemia.

 
Le perdite
«Il nostro locale – spiega Paolo Marchini, dell’Osteria del Pozzo di via Bonda – negli ultimi mesi è stato più penalizzato di altri, perché abbiamo solo spazio all’interno. Abbiamo sempre comunque lavoricchiato, soprattutto a cena. Poi, è arrivata la chiusura di via della Loggia e ora il Green pass. La gente a pranzo è pressoché sparita, abbiamo perso l’80% dei potenziali clienti. Oggi (ieri, ndr) chi è venuto a mangiare ha mostrato la carta verde, una famiglia è dovuta andare via perché non sapeva minimamente dell’introduzione della nuova regola. Un’altra signora non vaccinata ha preso il pranzo da asporto. Un’altra voleva un tavolo all’aperto ma, siccome non ne abbiamo, è andata via. Le giornate sono calde, giustamente le persone preferiscono mangiare fuori».


Le prospettive
«A pranzo non s’è visto quasi nessuno – afferma sconsolato Raffaele Attili del ristorante La Cantineta di via Gramsci – se dovesse continuare in questo modo dobbiamo chiudere. Forse d’inverno lavoreremo di più, ma a oggi non vedo grandi prospettive per i locali al chiuso.

Finora abbiamo sempre tenuto aperto per sopravvivere, è logico che in estate i clienti preferiscono stare all’esterno. Qualcuno ha disdetto la prenotazione, perché di un’intera comitiva non tutti avevano il Green pass».

La Cremeria Rosa di corso Mazzini, solitamente abbastanza affollata all’interno, ieri a pranzo contava coperti sulle dita di una mano. «Dentro ci sono pochissime persone – dice Simone Boari poco prima di scannerizzare con l’app il Green pass di un cliente mostrato sullo smarphone -. Si tratta di un’introduzione che sta creando dei fastidi a un settore che sta cercando di ripartire dopo due anni di chiusura. Non giriamoci intorno: è un’altra mazzata, è un limite grosso che sta creando tanta incertezza. Come faremo quando finirà la bella stagione? La vedo brutta, non è facile per nessuno questa situazione».

La Trattoria Clarice di via Traffico fin dalla piena riapertura del mondo della ristorazione ha scelto di non preparare coperti all’interno. «Lo abbiamo deciso di fare – spiega Giordano Andreatini – per la salute nostra e dei nostri clienti. Evitiamo il più possibile di lavorare all’interno. Se dovesse piovere? Chiederemo il Green pass».


La complicazione 
E se non tutti dovessero averlo? «Dovrebbe dirci il Governo cosa fare in situazioni simili. Non siamo arrabbiati, ma su diversi fronti s’è lavorato male e il Green pass è l’ennesima complicazione per il nostro settore: ci viene dato uno strumento ma non abbiamo l’autorità per utilizzarlo».

«Abbiamo tolto alcuni tavolini all’interno (quelli davanti al bancone, ndr) per evitare eventuali situazioni problematiche– afferma Laura Campanella del Giuliani di corso Garibaldi –. Finora (erano le 13, ndr) nessuno s’è seduto per pranzo all’interno, ma già si lavorava poco nei giorni scorsi. Le persone vogliono sedersi fuori. Green pass? Va bene, ma non è facile da applicare: non siamo forze dell’ordine».

© RIPRODUZIONE RISERVATA