Il sindaco di Ancona Mancinelli: «Il Comune rischiava il collasso per il Covid ma di nuovi cantieri ne vedrete ancora»

Il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli
Il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli
di Lorenzo Sconocchini
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Giovedì 24 Dicembre 2020, 14:16

ANCONA - L’avvocato Valeria Mancinelli è sindaco di Ancona dal giugno 2013. Ma certo l’anno che sta per finire deve avere pesato come i sette precedenti tutti insieme.


Si chiude un 2020 maledetto: provi a ricordarlo con un’immagine, una situazione che sia l’emblema di Ancona ai tempi del Covid.
«Più che a un’immagine simbolo penso a una situazione, durante la prima ondata. Penso al bambino di cinque anni con entrambi i genitori malati di Covid in ospedale.

Se ne sono presi cura i nostri Servizi sociali perché in Italia non avevano altri parenti. Il padre è morto di polmonite, c’è stata una notte in cui sembrava non ce la facesse anche la mamma, che poi invece si è ripresa. Una notte durissima, emotivamente toccante».


È soddisfatta della risposta che la città ha saputo dare, sia in termini di rispetto delle regole che di solidarietà?
«Complessivamente sì. Ci saranno anche stati momenti in cui, almeno alcuni spezzoni della cittadinanza, hanno avuti atteggiamenti discutibili. Ma in generale il senso di responsabilità e solidarietà è stato apprezzabile. Certo in estate, quando pareva passata l’emergenza, si tendeva a sbracare. Ma questo in tutta Italia».


Oggi avete inaugurato una nuova mensa del povero capace di sfornare 200 pasti al giorno. E’ l’effetto dell’epidemia?
«Prima dell’epidemia c’erano già in funzione la mensa di padre Guido e quella al centro Ferretti, due strutture in cui mediamente di servivano 60 pasti. Adesso con il Covid la domanda è quasi raddoppiata»


Quanto è costata al Comune l’emergenza sanitaria? E a cosa si è dovuto rinunciare...
«Abbiamo fronteggiato minori entrate per 8-9 milioni, roba da far collassare il bilancio comunale. Grazie ai ristori arrivati dal governo centrale, intorno ai 7 milioni in più, siamo riusciti ad assorbire il colpo senza dover tagliare i servizi». 


Quattro cantieri aperti di recente agli Archi, più il waterfront: ma siamo in ritardo di almeno 6-8 mesi sul ruolino di marcia del piano strategico: si spiega solo con l’emergenza sanitaria o ci sono stati altri passaggi a vuoto?
«Si spiega quasi del tutto con l’emergenza sanitaria che ha imposto uno stop. Certo poi qualche ritardo fisiologico c’è in ogni appalto. Penso ai cantieri agli Archi, dove le ditte che lavoravano ai sottoservizi, temendo di trovare un’altra bomba d’aereo, ci hanno chiesto un’indagine preventiva.

O al progetto dell’ex Dreher, i cui tempi sono stati rallentati dalla scoperta dei resti di un’antica fornace da tutelare. Cose che capitano...».


Un obiettivo che le dispiace di aver mancato nel 2020 e tre che invece non può proprio fallire nel 2021? 
«Ci eravamo ripromessi di far partire entro l’anno tutti i cantieri dei bandi e direi che ci siamo riusciti. Certo mi sarebbe piaciuto riasfaltare qualche strada in più e rifare un po’ di marciapiedi. I tre obiettivi assolutamente da non mancare sono il completamento dell’anello filoviario, la definizione del progetto per spendere altri 12 milioni di finanziamenti ottenuti per la mobilità sostenibile e il completamento della progettazione e del suo mercato».


Per piazza d’Armi servono più di sette milioni...
«E noi li abbiamo già previsti a bilancio, spalmati su tre annualità. Nel frattempo parteciperemo al bando periferie 2, che scade a metà marzo, se otteniamo altri fondi statali per piazza d’Armi, destiniamo i nostri soldi ad altri progetti». 


Il Pd e il centrosinistra hanno perso la Regione e il comune di Senigallia. Si sente in una riserva indiana? 
«No, io penso che il Pd e il centrosinistra ad Ancona abbiano continuato a vincere controvento proprio perché non è una riserva indiana, ma un esempio concreto di una politica contemporanea che risponde alla domande di oggi e non dei primi del ‘900. Non siamo l’ultimo fotogramma di un vecchio film, ma semmai il trailer di un nuovo film che spero di vedere sempre in tutte le Marche e nel resto d’Italia».


Tornerà un po’ di tranquillità anche nel corpo della polizia locale?
«Sbagliato pensare a una situazione di tensioni o disagio generalizzato. Il corpo si è rinnovato, anche con robuste iniezioni di personale, abbiamo i vigili di quartiere, la presenza della polizia locale è molto più percepita. Ci sono invece questioni individuali che vengono strumentalizzate da qualche sigla sindacale e dall’opposizione».


Come passerà il Natale?
«Ho imparato a tirare la sfoglia. La vigilia farò i cappelletti a mano, poi a Natale ce li mangiamo».

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