Castelfidardo, l'appello di Monica: «Viviamo in quattro con mille euro al mese. Mio marito è disabile, trovatemi un lavoro»

Castelfidardo, l'appello di Monica: «Viviamo in quattro con mille euro al mese. Mio marito è disabile, trovatemi un lavoro»
Castelfidardo, l'appello di Monica: «Viviamo in quattro con mille euro al mese. Mio marito è disabile, trovatemi un lavoro»
di Giacomo Quattrini
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Venerdì 10 Novembre 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 12:23

CASTELFIDARDO Tirare avanti con poco più di mille euro al mese in quattro. E’ una impresa di questi tempi, tra rincari di bollette e spesa quotidiana. Lo è ancora di più se si ha un lavoro precario, con un marito che ha disabilità riconosciuta del 75% e due figli adolescenti di 14 e 19 anni, ancora studenti e quindi da mantenere. E’ la storia di Monica Maggi, 51 anni, anconetana di nascita ma fidardense di adozione. E’ qui infatti che vive e ha sposato Igor Catena, anche lui 51enne. Che certo non ha avuto i favori del destino. 


L’incidente 

A 17 anni mentre in scooter andava a scuola, rimase gravemente ferito in un incidente stradale a Crocette. «Un auto lo colpì in pieno, finì in coma -racconta la moglie- e quando si risvegliò gli diagnosticarono disturbo di personalità, epilessia ed un deficit intellettivo degenerativo, ha potuto poi lavorare ma sempre con salute cagionevole».

Per questo 10 anni fa la fabbrica presso cui lavorava lo ha licenziato per esubero di malattia. E qui, con uno stipendio in meno, sono iniziati altri problemi. Non solo quelli di salute, ma anche quelli economici. La disabilità riconosciuta dallo Stato consente a Igor di percepire un assegno mensile di 280 euro. A questo si aggiunge il reddito di cittadinanza da 200 euro, più un assegno per i figli da 300. «Questi li vorremmo mettere da parte per il loro futuro ma ci è impossibile» dice rammaricata la donna. A questi soldi si somma il lavoro part time di Monica, da circa 500 euro al mese. «Ho dovuto trovare ora un secondo impiego perché non riusciamo più ad andare avanti. Per l’incidente mio marito nel 1989 prese 15 milioni di lire, quindi non ha certo potuto vivere di quelli. Sono arrivata ad un punto di non ritorno, lavoro all’alba e al pomeriggio, seguo due figli che anche loro hanno problemi seri, di depressione e bullismo, più la condizione di mio marito». Ecco, per questa Igor da 10 anni è disoccupato, fa difficoltà a trovare impiego. «I servizi sociali -spiega Monica- ci hanno proposto il reinserimento lavorativo ma sarebbero appena 200 euro al mese e anche il pacco vivere della Caritas è da 20 euro al mese, potrei andare all’Emporio Solidale di Osimo ma ho bisogno dell’ok del Comune di Castelfidardo». Il quale ogni tanto paga una bolletta alla famiglia, «ma purtroppo -rivela la donna- ne abbiamo altre arretrate, solo di tassa rifiuti ne dobbiamo pagare quattro, abbiamo avuto ribassi di corrente più volte, ma la priorità è far mangiare tutti e quattro». E anche a livello umano vive difficoltà: «mi criticano perché a volte vado a ballare, ma ho bisogno di svagarmi dopo giornate così pesanti, o perché mi faccio le unghie, la realtà è che prendo antidepressivi e questa situazione sta danneggiando anche i figli, il più piccolo ha disturbo comportamentale e maestra di sostegno».

Il grido di aiuto

Inoltre «i miei genitori -dice- ci hanno aiutato ma hanno pensioni minime, non posso insistere oltre». In definitiva, in questo quadro critico, emblema della nuova povertà della classe media italiana, la donna fa due appelli. Uno allo Stato, di «non abbandonare disabili come mio marito, che ha bisogno di assistenza continua, non solo di 280 euro al mese», e poi a «chi può offrirgli un lavoro part time non troppo pesante, che gli permetta di contribuire alle spese di casa».

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