I commercianti di Ancona: «Eventi? Noi ci siamo ma serve una regia per attirare i giovani»

I commercianti di Ancona: «Eventi? Noi ci siamo ma serve una regia per attirare i giovani»
I commercianti di Ancona: «Eventi? Noi ci siamo ma serve una regia per attirare i giovani»
di Stefano Rispoli
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Martedì 3 Gennaio 2023, 04:40

ANCONA - I numeri non mentono. O forse sì. Perché non ci si può fermare all’apparenza, al luccichio dei fuochi d’artificio o riflettori di un palco. Le 2500-3000 presenze davanti al teatro delle Muse sono un dato incoraggiante ma non sufficiente per sedersi sugli allori. Va analizzato, scorporato, interpretato: chi c’era in piazza al Capodanno? Gli anconetani? Pochi. I giovani? Anche meno. E i locali? Molti sono rimasti chiusi, per scelta o per necessità. «È mancato il coinvolgimento, per certi eventi serve una regia strutturata», sostengono baristi, ristoratori e tutti gli esercenti che non hanno risposto presente all’appello del Comune. Perché, forse, non bastano gli appelli per rendere davvero accogliente una città. 

 
La scelta contestata


Dov’erano i giovani a Capodanno? Ovunque, ma non davanti alle Muse.

Magari a casa con amici, al ristorante per il cenone, in discoteca. Oppure in piazza del Papa (clamorosamente svuotata dal concerto nella vicina eppure lontana piazza della Repubblica), dove si concentravano i pochi locali aperti che, paradossalmente, sono stati lasciati soli. «Cambiare location è stata una cavolata» sentenzia Stefano Sebastiano del bistrot La Dama. «Qui almeno la gente ha un tavolo a cui sedersi, là non c’era nemmeno una toilette. Ma tanto questa città è fatta così: se c’è una cosa che funziona, la si cambia». Acqua passata, ormai. Ma per il futuro si pone una riflessione: dove e come organizzare i prossimi maxi eventi per attirare i giovani? «Inutile chiederselo: questa Amministrazione ha paura a coinvolgere i ragazzi, preferisce rinunciare, piuttosto: forse li vede come portatori di problemi». Il nocciolo della questione non è solo la carta d’identità della platea, ma anche la qualità dell’offerta: un palco non basta a rendere viva una città se poi, tutt’attorno, le luci dei locali sono spente. «Noi siamo rimasti chiusi la sera di Capodanno perché nessuno ci ha coinvolto - spiega Flavio Zoppi della Tazza d’Oro -. L’ho saputo dai giornali qual era il programma e dove si sarebbe svolta la festa. Noi ci siamo, ma vogliamo essere resi partecipi delle iniziative. Va superato questo vuoto comunicativo. E magari, dovremmo imitare altre città, come Senigallia, Civitanova o Fano, nell’organizzazione degli eventi». 


Il confronto mancato


«Veniamo completamente ignorati dal Comune» critica Simone Boari di Rosa Food. «Sì, avremmo potuto restare aperti l’ultimo dell’anno, ma nessuno ce l’ha chiesto, nessuno ci ha coinvolto: serve un confronto diretto con i commercianti e le associazioni - spiega -. Ma non una settimana prima. Certi eventi si fanno con 3 mesi d’anticipo, se uno davvero ci crede, perché noi sosteniamo costi altissimi e non si ha successo con l’improvvisazione». Boari getta lo sguardo oltre gli eventi-clou. «C’è bisogno di un calendario continuativo di iniziative - sottolinea -. Ma soprattutto, servono servizi. Il centro è senza bagni pubblici, la zona pedonale è carente da tutti i punti di vista. Ed è inutile portare fiumi di persone con le iniziative di Natale se poi non si sa come accoglierle, dove farle parcheggiare, dove indirizzarle in una città dall’accessibilità complicatissima. Mi auguro che la prossima Amministrazione metta mano una volta per tutte al tema della vivibilità del centro, sempre meno funzionale, magari sfruttando il porto come valvola di sfogo per la viabilità, almeno in occasione dei grandi eventi». 

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