Malumore tra i dipendenti comunali, nel mirino l’avanzamento economico. I sindacati criticano i parametri dei dirigenti

Palazzo del Polo, sede del Comune di Ancona
Palazzo del Polo, sede del Comune di Ancona
di Andrea Maccarone
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Domenica 14 Febbraio 2021, 04:15

ANCONA - Malumori tra i dipendenti comunali per i criteri di avanzamento economico. Da qualche giorno, infatti, è stato ufficializzato il regolamento fondato su due fattori: anzianità e valutazione dei dirigenti. Quest’ultimo, particolarmente vincolante, incide per il 70%. Da cui deriva lo stato di agitazione che è venuto a crearsi tra il personale degli uffici comunali.

La stortura 
I sindacati la definiscono una stortura. Ovvero l’effetto falsato che si può creare quando i parametri dei singoli dirigenti non sono allineati su uno stesso livello. «Un dirigente che intende premiare i suoi dipendenti tenderà a mantenere un punteggio alto - spiega Simone Morbidoni della Fp Cgil - mentre colui che vorrà realmente differenziare in chiave meritocratica rischierebbe di penalizzare i dipendenti del suo ufficio. Da qui la stortura che questo metodo tende a portare». Questo perché la graduatoria è unica, il soggetto valutatore fa la differenza. Paradossalmente, il dipendente che ha ricevuto il maggior punteggio su un criterio di valutazione meritocratico potrebbe corrispondere all’ultimo di un’altra direzione in cui il giudizio è appiattito verso l’alto. 


La soluzione 
Perciò le sigle sindacali di settore stanno valutando un documento che potrebbe essere siglato nelle prossime ore. «Avevamo individuato una soluzione attraverso un’equazione matematica - continua Morbidoni - ma già nel 2019 questa nostra manovra correttiva non è passata».

Così l’amministrazione comunale ha risposto con un piano B per l’aggiustamento della progressione 2020. In pratica si continuerà col metodo in vigore, ma qualora alcune direzioni rimanessero sotto la soglia del 30% dei posti si scorrerà ulteriormente la graduatoria fino al 30% degli aventi diritto anche in una singola direzione. E su questa posizione sembra stia convergendo la maggior parte delle sigle sindacali, tranne la Fp Cgil. «Noi non intendiamo sottoscriverla - aggiunge Morbidoni - anzi, chiederemo un referendum dei lavoratori sulla decisione del metodo che dovrà essere adottato».

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