Nella trincea di via Conca: 14 secondi per non morire. Il terrore dei pedoni

Nella trincea di via Conca: 14 secondi per non morire
Nella trincea di via Conca: 14 secondi per non morire
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Mercoledì 15 Gennaio 2020, 08:15

ANCONA - A terra, vetri rotti e pezzi di carrozzeria, residuati di vecchi incidenti. Sull’asfalto, la vernice scrostata di zebre cancellate dal tempo, dalle buche e da colate di bitume. S’affrettano i pedoni ad attraversare la strada della morte, via Conca, dove le auto sfrecciano a tutta velocità - alla faccia del limite di 50 km/h - e la roulette russa degli investimenti non ha pietà. Qui, davanti all’ospedale regionale, lunedì sera ha perso la vita Giuseppe Galdelli, un pensionato di 81 anni di Chiaravalle.

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Era andato a trovare la moglie ricoverata, non la vedrà più perché un 70enne l’ha falciato alla guida della sua auto, sequestrata dalla polizia locale che sta completando gli accertamenti, a con l’ausilio delle telecamere: probabilmente la procura aprirà un fascicolo per omicidio stradale, prassi per effettuare esami autoptici, anche se l’automobilista non aveva una goccia di alcol nel sangue e sostiene di essere passato col verde. Ecco, uno dei problemi è proprio questo: la tempistica del semaforo di fronte all’ospedale. Forse è il caso di ricalibrarla in attesa del ponte pedonale di collegamento tra il parcheggio di via Metauro e quello del nosocomio. Cronometro alla mano, dal momento in cui si schiaccia il pulsante per prenotare l’attraversamento e l’accensione del verde passano 68 secondi. Verde che, per i pedoni, dura pochissimo: 14 secondi. Forse abbastanza per i giovani, ma non per gli anziani e per chi cammina con difficoltà: rischiano di trovarsi in mezzo alla carreggiata quando cessa il rosso per le auto.

Ecco perché molti cercano di accorciare il tragitto e tirare dritti verso la pensilina dei bus. Forse proprio questa “scorciatoia” è stata fatale all’anziano falciato l’altra sera, mentre era diretto al parcheggio di via Metauro dove aveva lasciato l’auto: sarebbe stato colpito, infatti, un paio di metri dopo le strisce. Sanno di beffa - e di sciatteria - quelle scritte improvvisate realizzate con un pennarello sul palo del semaforo e su un cartello arrugginito, sotto il pulsante di chiamata, in cui si invita i pedoni ad «attendere 70 secondi per il verde». Chi è diretto all’ospedale è costretto a correre sulle strisce, invisibili di notte ma pure al tramonto perché la luce del sole acceca gli automobilisti che vengono dalla Flaminia, com’è capitato il 23 dicembre alpensionato che ha investito una 53enne, ferendola gravemente: non aveva visto il rosso. Per non parlare delle buche, trappola aggiuntiva. «La pericolosità di questa strada è evidente, per fortuna all’ospedale ci capito poche volte» sospira Livio Albani, pensionato edicolante. Tutti invocano la sopraelevata. «E’ l’unica soluzione, anche perché il verde dura troppo poco per chi ha una certa età» conferma Lorenzo Lugaresi, 77 anni. 

Ne ha 83 Antonio Teodoro, ex capocantiere. «Per lavoro ho percorso migliaia di chilometri ma una strada così pericolosa l’ho vista raramente - dice -. Anche se stai fermo sul ciglio della strada, i Tir rischiano di risucchiarti sotto le ruote con lo spostamento d’aria. Bisogna fare il prima possibile un sovrappasso pedonale, ma che sia facilmente percorribile per gli anziani». Già, ma quanto altro tempo passerà? «E’ assurdo che per arrivare all’ospedale regionale bisogna rischiare la vita - protesta Catiuscia Pelonara, sotto braccio con la madre appena uscita da una visita -. Quando scatta il verde devi correre perché ci sono pochi secondi per attraversare. E’ un rischio perché ci sono auto che non si fermano al giallo, anzi accelerano. Ma è anche vero che l’altro giorno ho visto una ragazza attraversare con il rosso e con le cuffiette nelle orecchie». Vengono i brividi anche solo a scendere dal bus: la fermata lato ospedale è a ridosso del guardrail, non c’è un percorso protetto. Per arrivare al parcheggio dell’ospedale le soluzioni sono due: passare nella vegetazione, con il rischio di inciampare su radici e tronchi, oppure risalire di qualche metro verso l’ingresso, a pochi centimetri dalle auto. 

Via Conca è tutta un brivido.
Lo è per costituzione e per mole di traffico. Pericolosissime le zebre dipinte dopo la rotatoria del Mc Donald’s, dove un’anziana nel dicembre 2018 venne schiacciata dalle ruote di un Tir. Non meno insidie presenta il tris di attraversamenti all’incrocio con via Esino, con un verde simultaneo, almeno per 8 secondi, sia per auto che per pedoni. Anche ieri una signora che attraversava se l’è vista brutta, cavandosela con una caduta. «Da anni chiediamo di fare anche qui un sottopasso o un ponte, ma sembra impossibile - dice Corrado Traferri, un residente -. Le auto corrono, passano col rosso. La gente protesta, ma finché non si costruisce il bypass porto-autostrada per noi torrettani sarà sempre così».

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