ANCONA - Una messa alla prova composta da 120 ore di volontariato. È terminato così il procedimento incardinato dalla procura nei confronti di un primario e di un dirigente medico all’epoca dei fatti entrambi colleghi nel reparto di Otorinolaringoiatria di Torrette. L’accusa: divulgazione del segreto d’ufficio per aver “truccato” un concorso da logopedista, favorendo così la fidanzata dell’epoca del dottore più giovane. La Map è stata avallata ieri mattina dal gup Francesca De Palma, dopo le istanze presentate dalle difese. Stesso risultato per entrambi i camici bianchi: 120 ore di attività socialmente utili per il primario (M. B. le sue iniziali) e il medico che faceva parte del suo team (T. A.).
I fatti
Se il percorso fatto dovesse risultare idoneo, allora il reato verrà estinto. A novembre è attesa la valutazione del giudice. Prima dei fatti, una premessa: nei confronti dei due dottori l’azienda ospedaliera di Torrette non ha mai preso provvedimenti disciplinari. Il medico all’epoca legato all’aspirante logopedista (l’unica a passare il test scritto) non fa più parte dell’equipe di Torrette: si è trasferito in un altro ospedale. La corsia preferenziale per la donna sarebbe stata aperta, stando all’accusa, dal fidanzato dell’epoca, con la complicità del suo superiore, nonché presidente di commissione della sessione d’esame. Per la procura, la donna avrebbe conosciuto le domande anticipatamente. L’inchiesta era esplosa nel 2020 dopo la segnalazione di alcuni candidati, che avevano fallito il test. Si trattava di un impiego a tempo determinato: sei mesi da 36 ore settimanali.
Per riuscire ad accaparrarsi il posto servivano preliminarmente i titoli di studio indicati nell’avviso.
Le difese
La vincitrice della prova non ha mai prestato servizio. Ha rinunciato all’incarico prima di poter mettere piede in ospedale. Quel test era stato poi annullato e si era proceduto ad un altro esame. Stando a quanto emerso nel quadro dell’inchiesta, per il primario, difeso dall’avvocato Roberto Marini, si sarebbe trattato piuttosto di un’omessa vigilanza sul contenuto del test. Si sarebbe fidato dell’altro dottore. Dunque, nessun tipo di dolo e neppure la volontà di aiutare un candidato o l’altro. Il medico che ha lasciato Torrette per andare in un’altra regione è assistito dal legale Franco Argentati: ha sempre rigettato le accuse. Non ci sarebbero prove circa il passaggio delle domande alla candidata che, peraltro, non ha mai preso servizio all’ospedale di via Conca.
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