Sos microplastiche nelle placche delle arterie: così raddoppiano il rischio di infarto e ictus. L'allarme di AnconaLab

Lo studio rivoluzionario reso possibile dalle tecnologie avanzate dei laboratori della Politecnica

Sos microplastiche nelle placche delle arterie: così raddoppiano il rischio di infarto e ictus
Sos microplastiche nelle placche delle arterie: così raddoppiano il rischio di infarto e ictus
di Maria Cristina Benedetti
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Venerdì 8 Marzo 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 12:02

ANCONA - L’essenza di AnconaLab e delle tecnologie avanzate che lo abitano. Con l'evidenza della scienza, nell'ateneo dorico è stata ribadita la minaccia degli inquinanti per la salute dell’uomo. Per la prima volta, nei laboratori di Torrette, è stata individuata la presenza di micro e nano-plastiche nelle placche aterosclerotiche umane, che raddoppiano il rischio di infarto e ictus. La paternità dello studio, pubblicato ieri su “The New England Journal of Medicine”, è dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” in collaborazione con l'Harvard Medical School di Boston, l’Ircss Multimedica Milano, le università Politecnica, Sapienza e Salerno, e I'Ircss Inrca del capoluogo marchigiano.Uno scatto della conoscenza reso possibile dall'uso della nuova strumentazione acquisita dal dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, targato Univpm, con i fondi destinati alle eccellenze.

 

La prova

È l’ipotesi che si ammanta di certezza.

La rivoluzione della scoperta è nell'essere la prova, incontrovertibile, che le micro e le nano-plastiche, ingerite o inalate, sono associate alle malattie cardiovascolari. L'inevitabile conseguenza della rivelazione sono i costi sempre più elevati che l'uso, e lo smaltimento indiscriminato, di quelle materie ha sulla salute umana e l’ambiente. Onnipresenti e minacciose. Dopo averle trovate nella placenta, nel latte materno, nel fegato e nei polmoni, compresi i tessuti cardiaci, ora c'è la certezza che quelle particelle attaccano anche il cuore. L'ultima frontiera di questo terreno già minato è la moltiplicazione del danno: le placche aterosclerotiche da inquinamento sono più infiammate della norma, quindi, più friabili ed esposte alla rottura, generando un aumento almeno due volte superiore del rischio di infarti, ictus e mortalità. Il campanello d'allarme scatta sul polietilene, rilevato nel 58,4% dei casi, o il polivinilcloruro, il Pvc individuato nel 12,5%, i due composti plastici di maggior consumo nel mondo, adoperati per realizzare contenitori, rivestimenti, pellicole plastificate e materiali per l’edilizia. Un epilogo scritto sulla pelle di 257 pazienti, con oltre 65 anni di età, sottoposti a endoarterectomia per stenosi carotidea asintomatica. Segna il punto di svolta, Gianluca Fulgenzi.

«Per la prima volta in assoluto - spiega il ricercatore del dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari di Medicina di Univpm - utilizzando una tecnica innovativa messa a punto da noi, abbiamo potuto visualizzare nano-plastiche in materiale umano e localizzarle, con precisione, in comparti anatomici ben definiti». La collega Laura Graciotti, di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, e responsabile del centro Clem, ribadisce il valore fondante dei nuovi strumenti. «In futuro – è la sua convinzione - potrebbero servire per analisi in altri comparti o differenti patologie».

Il rettore

La sintesi che sottende al traguardo raggiunto spetta al rettore, Gian Luca Gregori: «Uno degli obiettivi delle università è la ricerca, fortemente collegata alla didattica e alla Terza Missione. Il suo ruolo è determinante per il territorio e per la comunità, generando un impatto dal punto di vista sociale, economico e per la salute e il benessere delle persone». L'essenza di AnconaLab.

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