ANCONA - Il clou l’ha raggiunto quando si è presentata a casa della “suocera” con una scatola di cioccolatini, in Grecia. «Noi non ci conosciamo, ma io sto con suo figlio: la prego, ci metta una parola buona». Più o meno con queste parole avrebbe tentato di carpire la benevolenza della madre di quello che riteneva fosse il suo fidanzato, anche se lui non si reputava tale. Per il 36enne istruttore di arti marziali il loro era stato solo un flirt fugace. Per lei, invece, la storia della vita, durata 4 anni, fino al 2015 quando l’uomo, esausto e spaventato dai suoi comportamenti persecutori, ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri.
Differenza di vedute
Un caso di stalking al femminile, per il quale il giudice ha condannato a un anno di reclusione (pena sospesa, il pm ne aveva chiesti 2) e a 5mila euro di risarcimento l’imputata, una 44enne.
«È cambiato, ha smesso di allenare, evitava di uscire: ogni volta che c’era da organizzare qualcosa, andava in ansia», ha riferito un suo amico in tribunale. A detta del 36enne, la donna avrebbe perso il controllo, arrivando inseguirlo in auto nel tentativo di speronarlo quando lo vedeva in giro. Una volta gli avrebbe tagliato la strada per insultarlo davanti a tutti mentre andava a una festa, in un’altra occasione si sarebbe presentata alla sua porta, sferrando pugni per entrare. E un giorno una sua rivale in amore si è trovata una scritta inquietante sul muro di casa («Muori tr...»), anche se per la difesa non è stata la 44enne l’autrice di quel gesto.