Adesso basta, il tempo è scaduto. Gli anconetani non ne possono più del degrado da mare a mare. Scritte ovunque, totem pubblicitari ridotti a vecchia ferraglia, panchine imbrattate, da piazza della Repubblica al Passetto, passando per il Corso, piazza Cavour, il Viale. Dieci anni ha avuto la giunta Mancinelli per cancellare lo schifo, e non l’ha fatto. Dieci mesi hanno avuto Silvetti e i suoi per concretizzare la lotta per il decoro, ma l’inizio promettente - rimossi gli arredi fatiscenti e le fioriere-pattumiera, cancellati alcuni graffiti da edifici pubblici, come il park Traiano e Porta Pia - sembra essersi afflosciato. Tutto qua? Che città troveranno i croceristi, attesi venerdì per il primo approdo stagionale della Msc Lirica nel porto dorico?
Il tour
Una città indegna, ecco la verità.
Non mancano mirabili combo: poster incollati sulle scritte, come sotto i portici di piazza Cavour. Altro tasto dolentissimo: la cartolina peggiore che il capoluogo possa offrire. Da quanto sono ridotti così? Una vita. Da quanto tempo si parla di ritinteggiarli? Anni. A che punto siamo? Interlocuzioni e bozze d’intesa tra Comune e amministratori. Il decoro resta schiavo dei privati. Una prigione burocratica da cui non si esce. È un problema di norme o di costi? Quanto caspita ci vuole a pulire un muro? Non dovrebbe essere una mission impossible per una Grande Ancona che vuole aprirsi al mondo, che a ottobre ospiterà il G7 Salute e che punta al salto di qualità. Eppure sembra tutto dannatamente difficile. Basti pensare al Monumento ai Caduti, pieno di scarabocchi e dediche d’amore. O alle panchine del Passetto, che pure dovrebbe essere semplice smacchiare grazie alla pellicola protettiva di cui sono munite. E invece no, è tutto come sempre. Serve una scossa.