ANCONA La svolta è arrivata grazie alle mazzette “civetta”. Benché quelle banconote macchiate di rosso fossero inutilizzabili, la banda della marmotta ha tentato di spenderle ugualmente. Come? Riciclandole nelle sale slot. Il gioco, però, si è rivelato un micidiale boomerang per la gang.
Le impronte
Incrociando le impronte digitali - raccolte durante i vari blitz e lasciate sulle banconote stesse - con i video delle telecamere delle sale giochi usate come “lavatrici” per pulire il denaro sporco, i carabinieri del Nucleo investigativo di Ancona hanno potuto ricostruire la catena del crimine.
Il sistema
Dopo tre anni di indagini, i militari hanno dato un nome e un volto a tre complici che, pur non partecipando materialmente agli assalti o alle rapine, avrebbero immesso nel circuito delle slot machine parte delle banconote macchiate dal sistema intelligente di neutralizzazione dei biglietti, di cui generalmente sono dotati i bancomat. Un meccanismo di sicurezza che, lasciando tracce di inchiostro indelebile sulle banconote stesse, con tonalità brillanti del viola, del verde, del blu o del rosso, le rende di fatto riconoscibili e, dunque, inutilizzabili. I banditi a volte, per eliminare i segni, lavano le banconote con sostanze chimiche. La famiglia anconetana, a cui vengono imputati 7 assalti ai bancomat (3 dei quali falliti) e 2 rapine, invece, aveva scelto di “pulire” il denaro spendendolo nelle slot machine o cambiandolo nelle macchinette cambia-monete.
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