Colpi esplosivi ai bancomat e rapine, la banda è un'impresa di famiglia: padre, due figli e fidanzate

Colpi esplosivi ai bancomat e rapine, la banda è un'impresa di famiglia: padre, due figli e fidanzate
Colpi esplosivi ai bancomat e rapine, la banda è un'impresa di famiglia: padre, due figli e fidanzate
di Stefano Rispoli
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Domenica 5 Dicembre 2021, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 17:03

ANCONA - A capo del sodalizio c’era il padre, insieme ai due figli e alle loro fidanzate, tutti residenti ad Ancona. Per oltre un anno si sono arricchiti organizzando assalti ai bancomat e rapine in provincia e nel Maceratese. La banda della “marmotta”, come si chiama in gergo il contenitore metallico ripieno di esplosivo utilizzato per far saltare gli Atm, era connotata da una geometria variabile: si serviva anche di altri complici - parenti o amici fidati - nei blitz in serie, 9 tra tentati (3) e riusciti (6). In 14 mesi il clan ha accumulato un vero tesoretto: oltre 200mila euro. 

Le mazzette civetta 

Ad incastrare i banditi sono state alcune banconote macchiate dall’inchiostro rosso spruzzato dai bancomat esplosi, reimmesse nel circuito delle slot machine.

L’indagine, laboriosa e molto articolata, basata su intercettazioni, immagini della videosorveglianza e impronte, coordinata dal pm Rosario Lioniello, ha consentito ai carabinieri del Nucleo investigativo di Ancona di chiudere il cerchio, a distanza di 3 anni dall’ultimo colpo, e ricostruire i profili della dinasty del crimine. Gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari sono stati notificati a 11 soggetti, 8 italiani e 3 stranieri (due albanesi e un romeno) denunciati a piede libero, a vario titolo, per i reati di furto aggravato, rapina, ricettazione, riciclaggio e violazione della normativa sulle armi. Al padre, ai due figli e alle rispettive fidanzate viene contestato anche il vincolo associativo finalizzato alla consumazione di reati contro il patrimonio. 

La serie 

La scia di colpi cominciò male. Il 28 dicembre 2016, alle 3 di notte, i malviventi tentarono di far saltare l’Atm della Veneto Banca di Cupramontana, senza successo: seminarono solo danni, bottino zero. Neanche 20 giorni dopo, però, rubarono quasi 60mila euro nell’assalto al bancomat di Casine di Ostra, nella filiale dello stesso istituto di credito. La tecnica era sempre la stessa: entravano in azione di notte, infilavano la “marmotta” carica di polvere da sparo nella bocca del cash dispenser per generare roboanti esplosioni, come nel marzo 2017 alla filiale di Santa Maria Nuova della Bcc. Bottino: 23mila euro. Nel settembre 2017, nella stessa notte, prima tentarono un colpo alla Bcc di Cingoli e poi, neanche due ore dopo, riuscirono a rifarsi a Staffolo, portando via quasi 23mila euro dal bancomat della Intesa San Paolo (di nuovo devastato nel febbraio successivo: colpo da 35mila euro) utilizzando per il blitz una Fiat Punto rubata a Trecastelli. Alla stessa auto, la notte successiva, diedero fuoco durante una fuga a mani vuote, dopo aver fatto deflagrare l’Atm della Intesa San Paolo di Cupramontana, senza riuscire a entrare nella banca. Assalti agli sportelli automatici, ma anche rapine. Armati di pistola e cacciavite, nell’ottobre 2017 fecero irruzione al Famila di Monteroberto, costringendo dipendenti e clienti a sdraiarsi a terra: si fecero consegnare 23mila euro. Il 1° dicembre 2017 entrarono all’ufficio postale di Piticchio, frazione di Arcevia, per rubare 40mila euro appena recapitati da un istituto di vigilanza: la direttrice provò a reagire e finì all’ospedale dopo essere stata colpita dal calcio di una pistola. 

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