ANCONA - In casa gli avevano trovato due grammi di hashish, foglietti manoscritti e poco meno di mille euro in contanti. Non era scattato l’arresto ma una denuncia a piede libero nei confronti di un 22enne anconetano, incensurato e di una famiglia perbene.
Da quella perquisizione, avvenuta il 5 gennaio del 2020, gli investigatori della Squadra Mobile avevano allargato l’indagine, riuscendo a scoprire un maxi giro di marijuana con base agli Archi. A gestirlo, stando all’accusa, proprio il 22enne. Il ragazzo ieri mattina è finito a processo per detenzione ai fini di spaccio davanti al giudice Carlo Cimini. Deve rispondere del possesso di due chili di cannabis, anche se in realtà la sostanza non è mai stata trovata. Viene contestata la detenzione in base agli accertamenti eseguiti dalla Squadra Mobile: tabulati telefonici, foglietti manoscritti trovati in casa e varie fonti investigative.
Il suo difensore, l’avvocato Giacomo Curzi, ha ieri chiesto per il suo assistito l’ammissione a un programma di messa alla prova, che in genere prevede come attività obbligatoria e gratuita un lavoro di pubblica utilità presso istituzioni pubbliche, enti e organizzazioni di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato. Il giudice ha rinviato l’udienza al 27 settembre per poter permettere all’Uepe (Ufficio esecuzione pena esterna) di poter stilare un progetto per il 22enne. Se l’esito dovesse andare a buon fine, il procedimento nei suoi confronti si estinguerebbe.
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