Ancona, mancano cuochi e camerieri: non si trovano gli operai, le ditte perdono commesse

mancano cuochi e camerieri: non si trovano gli operai, le ditte perdono commesse
mancano cuochi e camerieri: non si trovano gli operai, le ditte perdono commesse
di Antonio Pio Guerra
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Lunedì 20 Novembre 2023, 01:40 - Ultimo aggiornamento: 14:28

ANCONA - Partiamo da un dato di fatto. Secondo un’indagine condotta da Unioncamere per il mese di novembre 2023, in 49 casi su 100 le imprese anconetane «prevedono di avere difficoltà» a trovare i lavoratori che cercano. Ed i numeri vanno di pari passo con la percezione comune degli imprenditori, ovvero che nel giro di appena qualche anno la forza lavoro - soprattutto la manovalanza - sia diventata merce rara. Anzi, rarissima. Prendendo lo stesso report di Unioncamere sulle imprese della provincia di Ancona ma datato novembre del 2018, il tasso di difficoltà era di 32 casi su cento. Ma tradotti, questi dati, cosa significano? 


Il gap da colmare 


«C’è scarsità sia nel numero che nella qualità di candidati, soprattutto nella ristorazione» testimonia Eros Renzetti, titolare del Fortino Napoleonico.

Mancano camerieri, cuochi ed addetti alle pulizie. Di quanto siano cambiate le cose, però, ce ne si rende conto anche analizzando il modo in cui le imprese reclutano il personale. «L’invio spontaneo di curricula sfiora lo zero» racconta Renzetti. «Sono finiti i tempi dove bastava mettere un cartello sulla porta. Oggi dobbiamo affidarci alle agenzie specializzate» rilancia Michele Bernetti, titolare del Grand Hotel Palace. E se i curricula arrivano, spesso sono di ragazzi alle primissime armi. Desiderosi sì di imparare il mestiere, ma non solo. «Accade che qualcuno, già dopo un anno, cerchi di rivendersi altrove, spacciandosi per esperto e facendo la gara al rialzo sugli stipendi» dice il proprietario del Fortino. Che poi si sfoga: «capita almeno un paio di volte all’anno che qualcuno decida di andare via, spesso senza neanche dare il preavviso o licenziarsi, semplicemente non presentandosi più».

Non va meglio fuori dalle cucine. «Manca la manovalanza ed in tanti settori, dalla produzione all’edilizia» secondo Massimiliano Santini, direttore di Cna Ancona. «Stiamo realizzando un report e circa metà delle imprese contattate che vorrebbero aumentare il fatturato nel biennio 2024-25 dicono che potrebbero farlo, che avrebbero le commesse, ma che sono costrette a rinunciare per la mancanza di lavoratori» rivela.

Ma quali sono i motivi di questo cambiamento così repentino? Spesso si punta il dito contro il Reddito di Cittadinanza ma i dati sembrano smentire questa ipotesi. Stando alle rilevazioni Inps, dal 2019 - anno di introduzione del sussidio - al 2023, le famiglie percettrici ad Ancona sono passate dall’essere 9.241 a 2.456. Di contro, la difficoltà delle imprese a trovare manodopera è aumentata esponenzialmente. Forse è colpa di stipendi troppo bassi?

Elaborazioni Ires Cgil fanno notare come a fronte di un reddito medio annuo per lavoratore privato in provincia di 21.868 euro (2021), quello di chi lavora nell’ospitalità è di 7.258 euro. Colpa - scrive la Cgil - «dell’incidenza dei part time e del lavoro precario che è particolarmente alta». Ma in ballo ci sono anche fattori ambientali. «Con il lockdown e la conseguente crisi del settore, molti lavoratori hanno cambiato mestiere e non sono tornati più indietro» spiega Renzetti. Gli va dietro Bernetti: «Sono aumentate di molto anche le strutture ricettive». C’è un’unica certezza, avverte Santini: «il problema è diventato davvero pesante e rischia di compromettere le capacità di ripresa del nostro tessuto economico».
 

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