Maddalena Urbani morta per overdose, le motivazioni della sentenza d'Appello: «Imputati hanno agito in maniera maldestra e superficiale»

I giudici hanno diminuito la condanna di Rajab e aumentato quella per l'amica della figlia di Carlo Urbani, il medico marchigiano che ha scoperto la Sars

Maddalena Urbani morta per overdose, le motivazioni della sentenza d'Appello: «Imputati hanno agito in maniera maldestra e superficiale»
Maddalena Urbani morta per overdose, le motivazioni della sentenza d'Appello: «Imputati hanno agito in maniera maldestra e superficiale»
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Giovedì 21 Settembre 2023, 16:51

ANCONA - Hanno agito in maniera maldestra e superficiale «in modo colpevolmente inadeguato, ma senza aderire psicologicamente all'evento (morte, ndr), nella convinzione, o nella ragionevole speranza», che Maddalena non sarebbe morta.

È quanto scrivono i giudici della prima Corte di Assise d'Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio hanno diminuito la condanna da 14 a 4 anni e mezzo per Abdulaziz Rajab, il siriano nella cui abitazione morì Maddalena Urbani, figlia 21enne del medico-eroe Carlo Urbani che per primo isolò il virus della Sars, deceduta per un'overdose di metadone il 27 marzo 2021, nell'abitazione di Rajab in zona Cassia, a Roma. Con la loro decisione, i giudici di secondo grado avevano riqualificato da omicidio volontario con dolo eventuale in omicidio colposo l'accusa per il siriano.

Caso Urbani, le motivazioni della sentenza d'Appello

L'amica di Maddalena, che era in casa, Kaoula El Haouzi, è stata invece condannata a 3 anni, rispetto ai 2 anni della sentenza di primo grado, dove per lei i giudici avevano riqualificato l'accusa in omissione di soccorso.

Con la sentenza di luglio Rajab, dopo aver trascorso circa due anni in carcere, è tornato libero. I giudici di Appello in particolare evidenziano come Rajab non abbia «in alcun modo contribuito a determinare la situazione di pericolo in quanto l'assunzione di metadone e altre sostanze da parte della Urbani è avvenuta ben prima che con la El Haouzi raggiungesse l'abitazione dell'imputato. Rajab quindi, al momento dell'ingresso delle ragazze nella sua abitazione non è a conoscenza di quanto avvenuto in precedenza e, in particolare, delle sostanze assunte dalla Urbani - non solo metadone ma anche cocaina, benzodiazepina e alcol - e solo dopo la Urbani avrebbe “farfugliato che aveva preso un pochino di metadone».

Inoltre, nel motivare la riqualificazione del reato, i giudici di secondo grado sottolineano come Rajab non rimanga «inerte, si adopera cercando nella prima fase di far riprendere la ragazza, con la respirazione bocca a bocca, nella plausibile convinzione che la stessa fosse in stato di ubriachezza, e poi, in una fase successiva, dopo la mezzanotte, chiedendo l'aiuto dei suoi conoscenti, effettivamente intervenuti».

Quanto all'amica della Urbani, presente nell'abitazione, per i giudici, «pur tenendo conto della sua giovane età, dell'asserita estraneità ad ambienti dediti allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti e di un certo timore derivante dal fatto di trovarsi a casa di uno sconosciuto, non può non sorprendere il complessivo atteggiamento tenuto dalla El Haouzi, la quale, pur conoscendo le fragilità psicologiche dell'amica - digiuno prolungato di diversi giorni interrotto solo dall'assunzione di vino, gesti di autolesionismo - in una situazione ormai di evidente pericolo, appare più impegnata a chiarire un precedente contrasto con il fidanzato, con continui contatti o tentativi di chiamata, piuttosto che a prendersi cura dell'amica». 

Il legale della famiglia Urbani: «Maddalena poteva salvarsi»

«La Corte di Assise di Appello ha riconosciuto in capo ad entrambi gli imputati il ruolo di garanti della vita della povera Maddalena Urbani. Se i due avessero chiamato i soccorsi tempestivamente, Maddalena sarebbe ancora viva». Così all'Adnkronos l'avvocato Giorgio Beni, legale della famiglia Urbani, commenta le motivazioni della sentenza di Appello del processo per la morte della figlia ventunenne del medico-eroe Carlo Urbani che per primo isolò il virus della Sars, deceduta per un'overdose di metadone il 27 marzo 2021, in zona Cassia a Roma.

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