Il maestro evita il giudice: «Non voglio più insegnare finché non c’è chiarezza»

Il maestro evita il giudice: «Non voglio più insegnare finché non c’è chiarezza»
Il maestro evita il giudice: «Non voglio più insegnare finché non c’è chiarezza»
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Martedì 29 Settembre 2020, 05:20

ANCONA  - «Il mio assistito non ha presenziato all’udienza perché il provvedimento emesso dal gip non è stato ritenuto indebito. Aveva già comunicato al Ministero che finchè non si fosse fatta chiarezza sulla vicenda che lo riguarda non avrebbe accettato alcun tipo di incarico professionale. Dunque, sostanzialmente, per lui non è cambiato nulla». Così Stefano Migliorelli sulla mancata presenza all’interrogatorio di garanzia del docente 30enne indagato per aver abusato lo scorso anno di una bimba di prima elementare, sua ex alunna e frequentante un istituto comprensivo anconetano.

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Da quasi una settimana, sull’insegnante pende la misura cautelare firmata dal gip Sonia Piermartini: il divieto di mettere piede o avvicinarsi nelle scuole di tutta Italia, pubbliche e private, di ogni ordine e grado. Se avesse voluto, ieri avrebbe potuto dare la sua versione dei fatti e magari contestare il provvedimento coercitivo applicato dagli agenti della Squadra Mobile nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Irene Bilotta per violenza sessuale aggravata.

Ma, nell’ufficio del giudice, si è presentato solo il suo difensore. Questo perché il 30enne (all’epoca dei fatti docente supplente) ha manifestato l’intenzione di non contrastare quanto applicato dal gip. Lui stesso, all’inizio dell’indagine, aveva fatto sapere al Ministero dell’Istruzione di voler sospendere l’attività lavorativa e di non voler accettare eventuali altri incarichi, almeno fino al termine del procedimento giudiziario che lo vede coinvolto. «Quindi per il mio assistito, anche dopo il provvedimento del gip, non è cambiato nulla» ha precisato l’avvocato Migliorelli. Dopo la denuncia della famiglia della bimba che sarebbe stata vittima di abusi, era stata applicata l’interdizione per otto mesi dall’attività lavorativa. Scaduto il termine, è stata emessa nei confronti del 30enne la nuova misura. «Ha preso atto di quanto detto dalla bimba – ha detto il difensore - ma non ricorda alcuna situazione anomala. È molto confuso e provato dalla vicenda. E sta vivendo in maniera conforme all’accusa che gli è stata rivolta». 

Nel senso che evita qualsiasi tipo di situazione che possa avvicinarlo, anche in maniera del tutto casuale, ai più piccoli. Inizialmente, la Procura aveva fatto mettere sotto sequestro una sola agenda a cui il 30enne affidava i suoi pensieri: «Gli altri diari sono stati consegnati spontaneamente» ha sostenuto il legale. Ne sono stati acquisiti almeno venti. Nelle pagine, scritte a mo’ di diario con tanto di data del giorno della scrittura, avrebbe raccontato degli attimi trascorsi con i bambini, citando i nomi di quelli incontrati durante la giornata. Per la difesa, negli scritti non ci sarebbero tracce dell’episodio di violenza contestato.

Emergerebbe piuttosto la personalità del 30enne, caratterizzata da tratti infantili e dall’assenza di relazioni con i suoi coetanei. 

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