ANCONA - Dal corteggiamento all’ossessione, il passo è stato brevissimo. Prima le rose, lasciate sul parabrezza dell’auto o davanti al suo studio. Poi le lettere compromettenti, in cui tentava di seminare zizzania tra lui e la fidanzata. Infine, plichi scottanti, con dentro indumenti intimi tagliuzzati e camicie a brandelli imbrattate di rosso, con croci e teschi disegnati. La stalker ha negato tutto, anche di fronte all’evidenza delle immagini riprese dalle telecamere. Ha prodotto pure un certificato medico in cui sostiene di soffrire di amnesie.
Non è bastato.
«Vedi? Lei ti tradisce, è una poco di buono», insinuava nelle missive, accompagnate da foto che ritraevano la rivale in amore con altri uomini. «Erano i suoi colleghi di lavoro e quelle immagini le scaricava da Facebook», racconta Battisti, oggi rasserenato dalla sentenza a suo favore arrivata a distanza di 5 anni dai fatti. «Prima ha provato a farmi credere che la mia compagna mi stesse tradendo, poi che era indebitata e stava con me solo per un interesse economico. Ovviamente non le ho mai creduto». Non c’è limite alla fantasia: la stalker le ha provate tutte pur di raggiungere il suo scopo. Nell’escalation persecutoria, sarebbe arrivata a fingersi una fattucchiera in una lettera indirizzata ai genitori dell’osteopata: «La fidanzata di vostro figlio mi ha chiesto di fargli un filtro d’amore - c’era scritto - ma siccome vi conosco, non l’ho fatto. Sappiate però che sarete colpiti dal male». Quando alle lettere si sono aggiunti i pacchi contenenti indumenti tagliuzzati e imbrattati - che l’imputata avrebbe prelevato di nascosto dall’auto della vittima -, Battisti ha tremato.
«Non sapevo dove sarebbe potuta arrivare, ma ho capito che era lei perché è stata riconosciuta dalle telecamere delle Poste di Chiaravalle - spiega -. Allora le ho teso una trappola. Durante una seduta le ho raccontato di questa spasimante anonima e le ho detto di aver lasciato nella mia cassetta delle poste una lettera per lei». La stalker ci è cascata. Le spycam di casa Battisti l’hanno ripresa mentre estrae la missiva, in realtà un foglio bianco. Le stesse che pochi giorni dopo hanno immortalato un rom, amico dell’imputata, mentre tenta di scassinare la porta dell’abitazione del fisioterapista con un piede di porco e, poi, taglia il filo della telecamera, portandosela via. Le registrazioni, però, sono rimaste conservate nei database e hanno permesso alla polizia scientifica di risalire all’autore del furto. I tabulati analizzati dagli investigatori hanno completato il quadro accusatorio. «La cosa che mi fa più male è che la difesa ha cercato di sostenere che io sono un bugiardo seriale e che ho fatto tutto questo per soldi: figuriamoci. Non so cosa le sia passato per la testa - sospira Battisti -. So solo che per mesi io e la mia compagna abbiamo vissuto nella paura».