Gite, parenti e porte chiuse
«Ecco il nostro 20 gennaio»

Gite, parenti e porte chiuse «Ecco il nostro 20 gennaio»
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Mercoledì 28 Novembre 2018, 05:25
ANCONA - C’è chi andrà dai parenti, chi ha già deciso che vuol restare a casa e chi ne approfitterà per un weekend fuori Ancona. I residenti dei quartieri Stazione, Archi, Piano e Regione che, dovranno lasciare le proprie abitazioni domenica 20 gennaio per la rimozione della bomba rinvenuta nella zona degli Archi il 17 ottobre, si stanno organizzando per capire dove trascorrere la giornata. 

 

«Andrò con mia moglie – spiega Vincenzo Cucchiara, residente in via Marconi - a casa di mia figlia a Palombina. Io abito a pochi metri di distanza dalla zona dove è stato rinvenuto l’ordigno bellico, fortuna che non è esploso durante i lavori. Quando la bomba sarà tolta, vivremo più tranquilli, anche se spero che non ce ne siano altre». Anche Domenica Vernassa è residente in via Marconi, e sta pensando di «organizzare un weekend fuori Ancona. Per me non è un problema lasciare due giorni la mia abitazione. L’importante è che fino al 20 gennaio la bomba sia controllata e che non ci siano problemi». Domenica tutto inizierà quando ancora sarà buio, tra le 4.30 e le 5 del mattino, con lo sgombero dei quartieri interessati, che dovrà essere completato entro le ore 8. Un’altra ora servirà alla Polizia municipale e alle forze dell’ordine per controllare che la zona rossa si sia svuotata.

In totale saranno circa 12mila le persone da evacuare e i disagi maggiori riguarderanno le persone anziane e malate. «Non so ancora dove andare – dichiara Paola Olivieri - abito con mio figlio diversamente abile e non so come potrò stare tutto il giorno fuori visto che non cammino bene e presto mi dovrò operare a un ginocchio». «Mia madre è residente nella zona della stazione ma è allettata – racconta Luciano Mancini - e credo che resterà a casa. Non so come faremo, proverò a chiamare il numero verde. Comunque accetterò di spostarla solo se la trasporteranno in ospedale o in una struttura attrezzata perché ha 89 anni ed è malata». «Ho 80 anni e ho superato anche la guerra – dice Giuseppina Carnevali – non andrò da nessuna parte. Il 20 gennaio resterò a casa, non ho paura della bomba». 

Un turno di riposo domenicale forzato per il quale al momento non sono previsti dal Comune indennizzi. Nella zona rossa ci sono 22 tra alberghi (come quelli di via Rupi di via XX Settembre e di piazzale Rosselli) pensioni e B&B, ma anche ristoranti, cinema (l’Italia) e la Mole con il museo Omero. 

«Non abbiamo ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale da parte del Comune – spiega Meriem Nejmaoui, direttrice del Seeport Hotel - ovviamente però l’evacuazione creerà dei disagi, perché abbiamo già ricevuto delle prenotazioni per quei giorni. Quindi appena arriverà una direttiva dal Comune, credo che avviseremo gli ospiti per non creare ulteriori disagi e proporremo loro di pernottare nell’hotel Seebay a Portonovo ma, se fosse lontano per loro, proporremo altre strutture che collaborano con il Seeport».
Preoccupato anche Roberto Polverini, responsabile dell’albergo Gino vicino alla stazione: «La chiusura è un grande problema e procura un danno economico notevole, perché per noi significa non far dormire i clienti neanche il sabato notte. Ho già persone straniere che hanno prenotato per più di un mese, non so come faremo. Aspetterò comunque le direttive del Comune».
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