Estorsione hard ad Ancona, assolto dopo 8 anni. Il personal trainer: «Fine del calvario»

Estorsione hard, assolto dopo 8 anni. Il personal trainer: «Fine del calvario»
Estorsione hard, assolto dopo 8 anni. Il personal trainer: «Fine del calvario»
di Stefano Rispoli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 7 Marzo 2024, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 06:59

ANCONA Otto anni trascorsi sotto la spada di Damocle di un processo per estorsione attivato dalla sua ex fidanzata. Otto anni di notti insonni, rabbia, dolore, la fine di una nuova relazione con la donna da cui poi ha avuto una figlia. Una montagna di perché. E il pensiero sempre lì, come un tarlo, a quell’indagine nata all’improvviso da una denuncia mossa dalla ex per un reato gravissimo ma mai dimostrato. 

 
La decisione 


«È la fine di un incubo», sospira il personal trainer 40enne che, difeso dall’avvocato Alessia Bartolini, ieri è stato assolto (perché il fatto non sussiste) dal giudice Maria Elena Cola.

Era stato denunciato per estorsione da una coetanea, barista di Castelfidardo (assistita dall’avvocato Angelica Carla Popoviciu) con cui aveva avuto una relazione durata un paio d’anni e finita nel 2011. Nel 2016 lei si è rivolta ai carabinieri accusando l’istruttore di averla costretta a dargli 2mila euro con la minaccia di diffondere sue foto hot. In tribunale la donna, madre di due bambini, ha raccontato di aver ricevuto tre lettere - mai documentate - in cui l’ex, respinto in un presunto ritorno di fiamma, la intimava a versargli del denaro. «Se non mi paghi, tutti vedranno le tue foto nuda», sarebbe stata l’intimidazione, che non ha potuto dimostrare. Un caso che non è stato classificato come revenge porn perché di quegli scatti compromettenti non c’è traccia nel cellulare o nei dispositivi sequestrati dai carabinieri al personal trainer nel corso delle indagini. 


Il racconto


La donna, che chiedeva un risarcimento di 20mila euro, ha riferito di aver lasciato, come da presunti accordi con l’imputato, i 2mila euro richiesti nella cassetta della posta della sua abitazione e che lui sarebbe venuto a ritirarli. Tuttavia, non sono state documentate prove su queste richieste di denaro o sulle lettere. Dall’analisi delle celle telefoniche, inoltre, è stato escluso che il giovane papà fosse a Castelfidardo quando la somma è stata ritirata, come ha confermato ieri un suo collega, spiegando che quel giorno stavano lavorando insieme in palestra. «Ho dovuto chiamare a testimoniare anche i miei clienti per difendermi da quell’accusa - ci racconta il 40enne -. Quando l’ho conosciuta, mi aveva detto di avere due figli e di essere divorziata. Io lavoravo fuori, non ci vedevamo spesso.

Solo dopo due anni ho scoperto che aveva un marito, al che ho chiuso il rapporto. Poi mi sono fatto una famiglia, ma quando nel 2016 sono arrivati i carabinieri a casa per sequestrarmi tutto, è stata la fine della relazione con la mia nuova compagna, madre di mia figlia». Poi la beffa degli intralci burocratici. «Non ho potuto più viaggiare perché mi era stato sospeso il passaporto». Non ha avuto più pace. «Una vita rovinata». Ora, il riscatto. «Grazie al mio avvocato e al giudice che ha accertato la verità e mi ha assolto - esulta -. È finito un calvario di 8 anni». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA