ANCONA Sessantaquattro anni e quattro mesi di reclusione. È la pena complessiva inflitta ieri mattina dal gup Francesca De Palma alla gang accusata di aver gestito una maxi traffico di eroina proveniente dal Pakistan. Traffico stroncato lo scorso anno grazie a una vasta operazione messa in piedi dagli agenti della Squadra Mobile e culminata con una raffica di arresti. Per gli otto imputati condannati si procedeva con il rito abbreviato. Le pene più pesanti sono state inflitte a tre pakistani, considerati dalla procura le menti del traffico illecito, coloro che avrebbero provveduto a individuare gli ovulatori da far volare in Italia.
Gli imputati
Intazar Ahmed e Muhammad Farooq sono stati condannati ciascuno a 14 anni di reclusione.
Le accuse
Stando a quanto contestato dal pm Marco Pucilli, i promotori dell’organizzazione (per loro era contestato l’aggravante di «aver diretto e organizzato l’associazione») avrebbero individuato gli ovulatori da far viaggiare dal Pakistan all’Italia, li avrebbero “imbottiti” di eroina e, infine, ospitati in vari alloggi di Senigallia per l’espulsione della droga. In un secondo momento, gli ovuli sarebbero stati occultati in attesa dello smistamento nei canali illeciti. Il gruppo a cui il giudice ha inflitto condanne minori si sarebbe occupato prevalentemente dello spaccio al dettaglio oppure del rifornimento dell’eroina nei confronti di ulteriori pusher. Che potevano attivarsi tra Senigallia, Ancona e Falconara. Gli ovulatori potevano trasportare nello stomaco un quantitativo che poteva sfiorare il chilo. Il viaggio avveniva via aereo e la procura ha ravvisato come aeroporto di riferimento quello di Fiumicino. Poi c’era l’arrivo a Senigallia.
Il dibattimento
Ieri il gup ha stabilito anche il non luogo a procedere nei confronti di un pakistano che si è reso nel frattempo irreperibile. In quattro hanno deciso di procedere con il rito ordinario e sono stati rinviati a giudizio. Per loro il processo inizierà l’8 giugno davanti al collegio penale. Nel gruppo che va a dibattimento c’è anche un indiano accusato di falso per aver alterato il referto medico di un tampone anti Covid (da positivo a negativo) consentendo al pakistano irreperibile di far ritorno nel suo paese.
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