Sergio Pacetti stroncato dal virus, cala il sipario sulla lunga storia del Caffè Lombardo

Sergio Pacetti stroncato dal virus, cala il sipario sulla lunga storia del Caffè Lombardo
Sergio Pacetti stroncato dal virus, cala il sipario sulla lunga storia del Caffè Lombardo
di Lucilla Niccolini
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Martedì 20 Aprile 2021, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 10:03

ANCONA -  Con la scomparsa di Sergio Pacetti, si chiude definitivamente la storia del Caffè Lombardo, un locale storico del centro, che dal 2006 non c’è più. Sergio se ne è andato a 94 anni, all’ospedale di Torrette, vittima, tra i tanti, del covid.

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«E la moglie Vanda, che gli è stata accanto per quasi 80 anni, non ha neanche potuto essere in chiesa, a San Paolo, per dargli l’ultimo saluto».

A parlare, tra le lacrime, è Liana Loreti che, da quando sposò uno dei due figli di Sergio e Vanda, Roberto, ha sempre dato una mano al bar, orgogliosa di essere parte di questa gloriosa impresa a conduzione famigliare. «Un uomo di grinta, Sergio, che ancora, nonostante l’età, dava parecchi punti a tutti noi, con le sue osservazioni acute». 


E un’energia indomabile, che gli ha permesso, quando ha rilevato il Caffè Lombardo dagli zii, Egisto ed Ercole, di dare un nuovo impulso al locale: la prima sala da tè di Ancona, per molti anni l’unica, in cui hanno trovato calda accoglienza tanti protagonisti dello spettacolo, di passaggio in città. 


«Ha cominciato allora – ricorda Liana - ad allargare l’attività alla produzione di confetti e bomboniere, alla confezione di cesti natalizi, pacchi dono e calze della Befana». D’inverno, ci si fermava al Caffè Lombardo per una tazza della mitica cioccolata in tazza con panna montata, d’estate per una granita di caffè. «Tutti prodotti naturali, mai usate le bustine preconfezionate». E quando ci fu, nel settembre del 2003, un black out epocale, che lasciò tutta l’Italia senza corrente, il Caffè Lombardo fu l’unico a garantire l’espresso, grazie a una macchina che andava anche a gas. Per i molti anconetani, che aprivano la giornata seduti ai tavolini del Caffè Lombardo, ascoltando le notizie del Tg al televisore, o godendosi, d’estate, la frescura di corso Mazzini, nel dehors, Sergio aveva un saluto rude e amichevole, una battuta in dialetto. Personaggio tipico del carattere dorico, era uomo di poche parole, sardoniche e pragmatiche. E gli si leggeva negli occhi accigliati la felicità, quando il locale si riempiva di tifosi, accorsi a guardare la partita sul grande schermo. 


Aveva avuto la lungimiranza di abbonarsi a Sky, tra i primi gestori di locali pubblici ad Ancona. E quando alla Fincantieri vennero tecnici inglesi, Liana ricorda che accorrevano al Caffè Lombardo, per seguire il campionato di rugby, scolandosi fiumi di birra. Sergio Pacetti, che è cugino del politico e del prof ex rettore della Politecnica, lascia la moglie Vanda, i figli Roberto e Luana, e tre nipoti: Leonardo e Tommaso, da Roberto e Liana; Fabio, figlio di Luana e Sandro Rossini. 

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