ANCONA - Un post e uno scatto, in tempo reale. Ore 14 e 35 di un pomeriggio grigio, ma non piovoso. Sul grande spiazzo che s’allarga di fronte al centro vaccinale Paolinelli 150 persone attendono la dose, in fila. Un serpentone che si snoda per 100 metri. La misura del disagio. Contro il Covid o l’influenza, non fa la differenza. Salta il principio dell’ordine precostituito, prevale il sistema misto: le prenotazioni si mescolano alle scelte della formula dell’open day, che consente di arrivare lì senza appuntamento. La sintesi è il caos.
Franco Pesaresi converte la sua rabbia in protesta social.
Non si oppone alle critiche. Anzi cavalca l’onda d’urto Roberto Cameriere. «La situazione è questa. Presto peggiorerà». Molto presto, a stare alle previsioni del responsabile di quel tempio della profilassi. «Venerdì scadranno i contratti dei medici che per primi si sono messi al servizio di questa campagna di massa». Dal dato di fatto passa agli effetti collaterali. «Sono attive otto linee alle quali corrispondono altrettanti camici bianchi. Da lunedì saranno quattro, cinque al massimo». Si ribella: «Abbiamo chiesto di poter fare solo i prenotati. Ma niente. Non siamo noi a decidere». Ricorda il procedere, da mesi, a scartamento ridotto: lunedì, mercoledì e venerdì solo il pomeriggio. Gli altri giorni la mattina.
«Martedì abbiamo garantito 500 somministrazioni per debellare il Coronavirus e 90 per tenere lontana l’influenza». Mette in relazione l’impennata di richieste col panico da quarta ondata. Arriva al punto esatto dove la protesta e le necessità si sovrappongono, fino a confondersi. «Le Regioni devono decidere di rifinanziare gli hub». Frenare non è possibile.
Dall’Aspio a Torrette, dev’essere lo stesso incedere deciso. «Qui, in media, sono 400 dosi al giorno. Sono una quarantina gli operatori sanitari no vax e quindi sospesi dal servizio». Il direttore generale degli Ospedali Riuniti Michele Caporossi ripassa le cifre della resistenza, nel momento in cui a Torrette si è deciso di attivare 20 nuovi posti di terapia intensiva. Lo stesso giorno in cui al pediatrico, accanto alla 13enne che lotta contro il virus in rianimazione, c’è un altro piccino che combatte in terapia intensiva neonatale. Frenare non è possibile.