Il capolavoro del Goya confiscato
porta con sé una scia di delitti

Il capitano Carmelo Grasso accanto al dipinto del Goya confiscato
Il capitano Carmelo Grasso accanto al dipinto del Goya confiscato
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Giovedì 18 Giugno 2015, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 19:33
ANCONA - Quasi trent’anni fa, ben prima di diventare la longa manus di Longarini nei progetti per i nuovi hotel di lusso al centro di Ancona e il mister Bingo che brindava con Panariello al vernissage della sua sala Nuova Fortuna, un giovane Tommaso Fioretti provò a vendere un capolavoro del Goya agli esponenti di una cosca trapanese che faceva capo addirittura a don Tano Badalamenti. Lo racconta un collaboratore di giustizia e la sua testimonianza, corroborata dai verbali di un’inchiesta su un delitto di mafia, ha impedito all’imprenditore originario di Cupramontana, ora 58enne, di tenersi quel dipinto a olio raffigurante un nobile della Corte borbonica con la croce dei Cavalieri di Malta al collo. Un dipinto il cui valore è stato stimato tra uno e tre milioni di euro, ma che può salire a 15 milioni perché completa una serie di 16 ritratti di gentiluomini commissionati dalla famiglia reale.



I carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio culturale di Ancona, al comando prima del capitano Salvatore Strocchia e ora del capitano Carmelo Grasso, sono riusciti a rintracciarlo in Lussemburgo e ad acquisirlo al patrimonio dello Stato proprio grazie a quella trattativa che risale all’88: la prova, secondo la Procura di Ancona, che il quadro all’epoca era già in Italia e dunque è stato esportato clandestinamente.



In quell’anno, con l'intermediazione di alcuni personaggi dell'Agrigentino, uno dei quali Fioretti aveva conosciuto in carcere, il futuro Mister Bingo avrebbe cercato di vendere l'opera del Goya a Natale L'Ala, capo dell'omonima famiglia mafiosa di Campobello di Mazzara (Trapani), facente capo alla cosca di Badalamenti e ucciso nel 1990. Forse Fioretti neanche sapeva con quali personaggi stava trattando. E neanche immaginava di avere tra le mani un quadro maledetto, secondo una leggenda che circola tra gli appassionati d’arte e disegna il plot di un “art thriller”.





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