Cannabis light, venditori assolti: «Visto? Non siamo spacciatori»

Lorenzo Castignani assolto
Lorenzo Castignani assolto
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Mercoledì 11 Dicembre 2019, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 12:30

ANCONA -  Assolti perché il fatto non costituisce reato. È terminato senza colpevoli il procedimento nato dal maxi sequestro che nel giugno 2018 aveva portato gli investigatori della Squadra Mobile all’interno dell’Indoornova Grow Shop, negozio di via XXIX settembre specializzato nella vendita di cannabis light. Ieri mattina, hanno potuto tirare un sospiro di sollievo il 28enne civitanovese Lorenzo Castignani, titolare del negozio, e il 52enne siciliano Alfonso Nicosia, gestore di fatto dell’attività da cui erano stati portati via circa 13 chili di cannabis, tra piante e prodotti confezionati pronti per essere venduti. Per ciascuno dei due imputati, il pm Irene Bilotta aveva chiesto un pena di quattro anni di reclusione. Il reato era detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Si procedeva con il rito abbreviato. 

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Con l’assoluzione, arrivata con la formula che esclude il dolo, il giudice ha anche disposto la confisca dei circa 5 chili di prodotti rimasti sotto sequestro. Otto, nel corso dell’indagine, sono stati restituiti al negozio. Quella di ieri è stata la prima sentenza del tribunale dorico nell’ambito della maxi inchiesta sulla cannabis light, da oltre un anno cavallo di battaglia delle procure di Ancona e Macerata, con tanto di ricorso in Cassazione promosso dal pm Bilotta contro il dissequestro di alcuni prodotti a base di canapa messi sotto chiave durante le indagini che hanno coinvolto anche altri shop della provincia dorica. Nell’ambito dell’inchiesta, si sono scontrate le relazioni di periti e consulenti per classificare la tipologia dei prodotti e valutare il livello del principio attivo. Stando a quanto decretato dal perito della procura, a trasformare la cannabis light in sostanza stupefacente sarebbe il peso: il limite oltre cui non si può andare è rappresentato da 5 milligrammi. Superata quella soglia, si cade nell’illecito. 

Diverso invece il pensiero della difesa (avvocati Domenico Biasco e Carlo Alberto Zaina) e del perito scelto dal gip: non si può parlare di droga se i prodotti hanno un livello di thc (il principio attivo Tetraidrocannabinolo) inferiore allo 0,5%. I sequestri operati al negozio di via XXIX settembre e l’iscrizione della notizia di reato sono antecedenti alla sentenza delle sezioni unite penali della Cassazione (luglio 2019), secondo cui il commercio dei prodotti derivati della cannabis che sviluppano «l’efficacia drogante» integra l’ipotesi di detenzione ai fini di spaccio.

Possibile che il gup Paola Moscaroli, per emettere ieri la sua sentenza, possa aver tenuto conto proprio della differenza temporale tra l’indagine e la pronuncia della Suprema corte. Bisognerà attendere le motivazioni, pubblicate entro 90 giorni. Dopo la sentenza è arrivato in tribunale Castignani, titolare di altri due negozi, a Piediripa e Macerata: «Non avevo sensazioni positive dopo la richiesta dei quattro anni di reclusione, ma ora sono contento.

In un anno ho subito un processo, quattro perquisizioni e sequestri. Ora potrò tornare a vendere senza la paura di dovermi trovare le forze dell’ordine in negozio. Dopo l’inchiesta, la clientela è comunque diminuita. Spero che le persone tornino a comprare». Soddisfatti i difensori degli imputati: «Che gli inquirenti prendano atto di questo verdetto che ha dimostrato come i nostri assistiti non siano degli spacciatori. Come può un pusher vendere dei prodotti con regolare licenza e documentazione fiscale?».

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