ANCONA - Il bullo che si dichiarava pentito, tanto scrivere una lettera di scuse alla vittima delle sue angherie, si è allontanato dalla comunità dove seguiva un programma di recupero socio-educativo e non è più tornato. Ora rischia la revoca della messa alla prova concessa dal giudice e un inasprimento del percorso rieducativo. Nella peggiore delle ipotesi si può riaprire il processo a suo carico, interrotto proprio per consentire al giovane un cammino di ravvedimento.
Invece l’imputato, un ragazzo anconetano nel frattempo divenuto maggiorenne, si è dileguato poche settimane fa dalla struttura in cui era stato collocato dal tribunale dei minori, dopo che i detective della Mobile l’avevano lo scorso ottobre con ad altri quattro più o meno coetanei. L’accusa: aver perseguitato giovani vittime, alcune delle quali gravate da deficit psichici.
La giustizia che ripara
La procura minorile gli aveva contestato i reati di estorsione e stalking e si era aperto il processo con il rito abbreviato, al termine del quale – a gennaio 2021 - il giudice aveva dato il via libera per la messa alla prova. Consisteva in un programma della durata di un anno e mezzo, scandito da volontariato alla Caritas («ho sbagliato con le persone, fatemi lavorare vicino alle persone» aveva detto in udienza), programmi di giustizia riparativa, corsi online sulla legalità e attività scolastica. Il 18enne (maggiorenne da pochi mesi) aveva soprattutto preso di mira un 16enne anconetano, tra 17 richieste di denaro e minacce: «Io ti ammazzo, lì non ci sono le telecamere, quindi posso picchiarti per bene, o vuoi che lo faccio davanti a tutti?».
Al momento dei fatti contestati, un altro componente del branco era maggiorenne (ora ha 21 anni) ed è stato condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione con rito abbreviato nel dicembre del 2020, quando era ai domiciliari. Stando alla procura, la banda aveva partecipato a episodi di pestaggi e minacce («Ti picchiamo e ti mettiamo dentro a quei sacchi»; «Quando torni a casa trovi i tuoi genitori sgozzati»; «Ti picchiamo e ti mettiamo dentro quei sacchi»). Contestati episodi estorsivi per spillare soldi.
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