Baby ladri razziano il negozio cinese: «Vengono a rubare tutti i giorni»

Baby ladri razziano il negozio cinese: «Vengono a rubare tutti i giorni»
Baby ladri razziano il negozio cinese: «Vengono a rubare tutti i giorni»
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 30 Marzo 2022, 05:10

ANCONA - Erano in lacrime, domenica pomeriggio, marito e moglie cinesi, appena derubati da un gruppetto di ragazzini che, da lontano, avevano il coraggio perfino di deriderli. Sghignazzavano mostrando il bottino - qualche articolo di cancelleria e oggetti arraffati dagli scaffali - mentre i titolari del negozio all’angolo tra piazza Cavour e via Calatafimi si sfogavano, disperati, con due donne di passaggio da quelle parti, in un italiano stentato: «Non ne possiamo più, vengono qui a rubare tutti i giorni: aiutateci».

In quella scena si è imbattuto anche l’avvocato Italo D’Angelo, ex capo della Squadra Mobile dorica, che ha chiamato il 112 per richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Sul posto è sopraggiunta la polizia per ascoltare la coppia di commercianti cinesi, finita nel mirino di una delle baby gang che imperversano ormai da mesi in centro. 

La testimonianza 

«Si sono messi a una distanza di qualche metro, nel punto più alto di via Calatafimi, e ridevano in faccia alla donna che piangeva disperata tra le braccia del marito - racconta D’Angelo -. Una signora mi ha fermato e mi ha chiesto di aiutare quelle persone, così ho avvertito le forze dell’ordine. Erano 5-6 ragazzini, avranno avuto 14-15 anni, parlavano in dialetto anconetano, quindi suppongo fossero nostri concittadini. Indossavano la mascherina ben calzata sul volto, in modo da non farsi riconoscere». D’Angelo si è confrontato con i due esercenti cinesi. «Mi hanno spiegato che quasi tutti i giorni vengono derubati da bande di adolescenti che girano per la nostra città compiendo gesti di teppismo.

Quelli che un tempo erano considerati episodi di microcriminalità, ormai sono diventati un fenomeno di criminalità diffusa. Io stesso ho avuto timore ad avvicinarmi a quei ragazzini perché sono pronti ad alzare le mani, senza rispetto per nessuno».

Il fenomeno 

L’incubo dei baby delinquenti si sta di nuovo materializzando in centro, nonostante l’importante sforzo compiuto da polizia e carabinieri che hanno messo in campo una vera e propria task force anti-bulli, dopo un’estate ad alta tensione in cui gli atti di teppismo urbano erano all’ordine del giorno, tra sassate lanciate contro le vetrine dei negozi, aggressioni agli autisti dei bus, scazzottate nel cuore dello struscio di corso Garibaldi, sotto i portici di piazza Cavour e nella Galleria Dorica. I protagonisti sono quasi sempre minorenni, spesso italiani di seconda generazione, dallo slang anconetano ma dalla fisionomia che tradisce origine straniere. C’è chi si diverte a taglieggiare ragazzini, arrivando a picchiarli per pochi euro, come il 17enne italo-nigeriano arrestato per una rapina in piazza Roma o i due giovani d’origine africana finiti in carcere (e ora in comunità) per aver strappato di mano il cellulare a una studentessa in piazza Pertini, per non parlare dell’autobus sequestrato da un gruppetto di bulli a dicembre, con due passeggere a bordo, o del laser puntato contro gli occhi dell’autista da un 17enne, che poi si è accanito contro i poliziotti intervenuti per arrestarlo. «Purtroppo questi ragazzi si sentono impuniti - riflette D’Angelo - perché sono protetti da una legislazione minorile troppo lieve: paghiamo il prezzo di una politica di tipo emergenziale».

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