Ad un anno esatto dalla morte di Simona Viceconte, la mamma 45enne originaria della Val di Susa, che si è tolta la vita impiccandosi con un foulard alla ringhiera della tromba delle scale della palazzina a Colleatterrato Basso a Teramo dove viveva con il marito bancario Luca Amprino e le loro due figlie, l’inchiesta della Procura non è ancora chiusa. Ieri, a Chiusa San Michele, il piccolo paese dove Simona e sua sorella Maura, che come lei si è tolta la vita il 10 febbraio del 2019, la mamma e il fratello hanno organizzato una piccola cerimonia commemorativa. Pochi giorni fa, invece, a Teramo, sul fronte dell’inchiesta che vede ancora come unico indagato il marito per maltrattamenti in famiglia che potrebbero aver indotto Simona alla morte (572 c.p. art. 42 comma 3), è stata chiesta e ottenuta una proroga delle indagini.
Simona Viceconte, anche teramani per l'ultimo saluto in Piemonte
L’aspetto da approfondire riguarderebbe una consulenza sulle figlie della coppia che adesso vivono con il padre al Nord dopo il trasferimento di lui in un’altra sede della banca. Ad insospettire subito gli inquirenti sono state le numerose lettere di Simona ritrovate e sequestrate in casa, a Teramo, in cui lei raccontava le sue giornate. In un anno di indagini sono state molte le persone informate sui fatti sentite dagli investigatori, a cominciare dalle amiche, ma anche i colleghi di lui e poi i parenti di entrambi. Nell’ultimo periodo della sua vita Simona viveva in ristrettezze economiche.