Federica Morricone, la nuova socia abruzzese, al veleno contro l’ex presidente: «I debiti di Moncaro? La colpa è di altre coop. E Marchetti non capiva»

Federica Morricone, la nuova socia abruzzese, al veleno contro l’ex presidente di Moncaro
Federica Morricone, la nuova socia abruzzese, al veleno contro l’ex presidente di Moncaro
di Federica Serfilippi
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Martedì 12 Marzo 2024, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 08:40

MONTECAROTTO Il primo paletto è sulle casse della Moncaro e quell’esposizione verso le banche che rasenta i 20 milioni di euro. «La situazione finanziaria è sotto controllo e tutte le uve conferite sono state pagate. Piuttosto, è noi che dobbiamo ancora riscuotere quanto ci spetta». Il secondo è sullo scossone al vertice, che il 27 febbraio ha spogliato delle sue funzioni lo storico presidente Doriano Marchetti: «Dopo 25 anni serviva un cambio di passo, probabilmente non è stato capace di capire i segnali di crescita dell’azienda, che deve guardare al futuro». L’uno-due di risposta per scansare nubi e preoccupazioni arriva da Donatella Manetti e Federica Morricone, rispettivamente neo presidente e socia finanziatrice di Terre-Cortesi Moncaro, la più grande cooperativa vitivinicola marchigiana, capace di lavorare 100mila ettolitri di vino l’anno. 

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Il cambio al vertice


Sulla sfiducia votata da 12 dei 13 componenti del Cda, Manetti chiarisce che «i cambiamenti in un’azienda sono fisiologici, si voleva voltare pagina ed allargare gli orizzonti, con un’azienda più smart, moderna e performante. Che continua a lavorare con lo stesso Cda di prima. I carabinieri in sede? Passavano di lì». Tre nuovi soci hanno cambiato il volto della cooperativa: Ismea, l’importatore svedese Dahlgren J. Paul Staffan (la sua società è quotata in borsa) e Federica Morricone, titolare della cantina Villa Medoro, nel Teramano, acquistata da Moncaro per 8,75 milioni.

Per Marchetti l’imprenditrice avrebbe avuto un ruolo «determinante» nel voto di due settimane fa.

«Io rispondo con i fatti alle illazioni e, se ci sono gli estremi, nelle sedi opportune. Un presidente non arriva alla revoca, fa un passo indietro prima. L’azienda è cresciuta e deve continuare a crescere, forse ha capito l’input del Cda e la strada tracciata dal Cda». Ancora Morricone: «La realtà è una sola, e cioè che l’azienda c’è, lavora e va avanti, sentendosi responsabile per il territorio, i suoi 60 dipendenti e i soci». Dipendenti che, ci tengono a sottolineare presidente e socia, non rischiano il posto di lavoro. Ieri pomeriggio, si snodavano tra gli innumerevoli capannoni dell’azienda di Montecarotto, in una filiera che lavora per il 50% biologico e che esporta quasi il 27% del prodotto all’estero. Tre i pilastri dell’immediato futuro per la socia del Montepulciano: «marketing, incoming e comunicazione, dobbiamo spingere l’acceleratore su questi fronti».

 


I conti


Sulla situazione finanziaria e sui crediti vantati dalle cooperative socie, l’accusa si ribalta. «Veramente è noi che dobbiamo ancora incassare svariati milioni di euro. L’uva conferita l’abbiamo pagata tutta» ci tiene a dire la presidente. Morricone: «Se poi una cooperativa non paga i dipendenti, perché trascinare dentro Moncaro? Che responsabilità abbiamo?». C’è il braccio operativo di Moncaro, la Moderna di Casteplanio, che ha visto la fuga dei suoi dipendenti dopo il cambio di presidenza: erano 45, poi sono scesi a 35 e poi a 8. Il motivo? Sarebbero - stando a quanto emerso - gli stipendi non pagati. «Non controlliamo le cooperative, i nostri bilanci sono apposto ed è tutto sotto controllo» precisa la presidente Manetti. «I debiti? Quelli a lungo termine vanno letti, e Moncaro fattura 31 milioni di euro» la parole di Morricone.


La situazione di difficoltà per l’agricoltura è palpabile e generale. Colpa dell’aumento dei costi e dei cambiamenti climatici: «Noi agricoltori sappiamo rimboccarci le maniche - dice Manetti -. Per i soci è stato un anno difficoltoso, perché in molte zone i quantitativi di uva sono stati inferiori. Detto questo, stiamo aspettando i ristori dal Governo e vedremo come intervenire sui prezzi delle uve».

 

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