Moncaro, l'imprenditrice Angela Veleonsi: «Importatori preoccupati. Fa male al brand Marche»

Moncaro, l'imprenditrice Angela Veleonsi: «Importatori preoccupati. Fa male al brand Marche»
Moncaro, l'imprenditrice Angela Veleonsi: «Importatori preoccupati. Fa male al brand Marche»
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Marzo 2024, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 07:38

Angela Velenosi, titolare dell’omonima azienda vitivinicola di base nell’Ascolano ma famosa in tutto il mondo: che idea si è fatta del caso Moncaro?

«La questione è capire cosa succede dentro una cooperativa».

Ovvero?

«Le decisioni strategiche più importanti devono essere prese dall’assemblea dei soci. Gestire un’impresa in modo democratico non è semplice. È questo il punto critico».

È stato questo anche il punto critico per Moncaro?

«Spesso in una cooperativa il problema della democrazia può degenerare in un’accozzaglia di idee diverse, con una maggioranza di soci anziani, solitamente restia all’innovazione e al cambiamento che rende impossibile prendere decisioni rapide, coerenti con l’evoluzione dei tempi e del mercato».

Tradotto?

«Che il presidente di Moncaro fosse un uomo solo al comando non è una novità nel sistema cooperativistico perché spesso il presidente incarna il potere decisionale.

E a volte è giusto che sia così».

La defenestrazione dell’ormai ex presidente Marchetti non era giustificata, dunque?

«Nelle cooperative ha un senso avere un uomo solo al comando. Spesso la cooperativa è stata tacciata di non saper valorizzare il prodotto. Questo nella Moncaro è stato superato».

Come?

«Ha fatto degli investimenti importanti, assumendo uno staff enologico di tutto rispetto. E ha sempre investito in tecnologia, tanto da rappresentare un modello da seguire. Moncaro è una cooperativa che ha saputo valorizzare il prodotto dei contadini ed è arrivata ad ottenere riconoscimenti nazionali ed internazionali».

Allora cos’è andato storto?

«Lo accerterà il cda con la nuova governance. Mi limito ad osservare che il presidente era stato eletto con democratiche votazioni. Le cooperative hanno cambiato la loro pelle: oggi possono fare investimenti che vanno oltre il loro oggetto sociale, ovvero remunerare il contadino e valorizzare le doc».

Investimenti come quello per l’acquisto della cantina abruzzese?

«Abbiamo visto l'acquisto, da parte di Moncaro, di una cantina in Abruzzo. E Ismea ha finanziato il progetto. Tuttavia il momento era particolarmente delicato, tra la contrazione dei consumi, l'inflazione, l'aumento dei costi delle materie prime che hanno drenato la redditività delle aziende, la vendemmia 2023 non ottimale a causa delle condizioni climatiche. Tutti questi aspetti appesantiscono i bilanci: l'acquisto della cantina forse è stato fatto in un momento sbagliato? E il prezzo era giusto?».

Che risposta si è data?

«Probabilmente il cda aveva fatto tutte le valutazioni prima di procedere, per capire se era un progetto strategico, se ci fossero le condizioni per finanziarlo. Ma la mia preoccupazione è su un altro aspetto».

Dica.

«Tutto ciò non fa bene al brand Marche. La Moncaro è un'azienda che rappresenta tutti noi produttori. Nessuno nelle Marche ha gioito per questa storia».

Ci sono già state ripercussioni?

«Ancora il brand Marche non è forte e ha bisogno di investire nella sua immagine e sulla sua reputazione. Questi scossoni non aiutano. Ne stanno parlando tutti perché Moncaro è un marchio distribuito nel mondo e gli importatori sono preoccupati: la figura del presidente era quella del responsabile commerciale».

Una batosta difficile da sopportare, insomma.

«Avrebbero potuto usare metodi diversi, senza arrivare a questa platealità. Ci si mette una vita a creare una reputazione e un attimo a distruggerla. Ora il brand Marche deve riprendere in fretta quella strada di crescita che stava percorrendo».

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