Moncaro, lavoratori in fuga: stipendi non pagati per 250mila euro. A secco anche i fornitori

La coop Moderna, braccio operativo dell’azienda, passa da 45 a 8 dipendenti

Moncaro, lavoratori in fuga: stipendi non pagati per 250mila euro. A secco anche i fornitori
Moncaro, lavoratori in fuga: stipendi non pagati per 250mila euro. A secco anche i fornitori
di Federica Serfilippi
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Domenica 10 Marzo 2024, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 08:41

MONTECAROTTO Da quando, ormai dieci giorni fa, c’è stato il turbolento cambio al vertice di Terre Cortesi-Moncaro, dalla cooperativa agricola che ne rappresenta di fatto il braccio operativo, la Moderna di Castelplanio, sono usciti dalla porta più di venti dipendenti.

L’organico era di 45, poi sono scesi a 35. Dopo il passaggio della presidenza dalle mani di Doriano Marchetti a quelle di Donatella Manetti, s’è verificato lo smaltimento maggiore. Ad oggi i lavoratori non arrivano nemmeno a una decina: si parla di 7-8 persone. Quattro quinti dei lavoratori ha preferito andarsene. Colpa, almeno questo dicono pur non esponendosi in maniera formale, degli stipendi arretratri non saldati.

Si parla di una cifra, contando tutto il lavoro della cooperativa Moderna, di circa 250mila euro negli ultimi tre mesi.

Altrettanti, sempre sul breve periodo, spetterebbero ai fornitori - una quindicina - che si interfacciano con la Moderna, la cui partecipazione di Moncaro è pari a 2,2 milioni di euro. La cooperativa gestisce i vigneti di proprietà di Moncaro e quelli presi in affitto per un totale di circa 250 ettari, fornendo un quantitativo medio annuo di uva di 25mila quintali tra Verdicchio e Rosso Conero, interamente da coltivazione biologica. Inoltre, eroga servizi ai soci (in Moncaro sono più di 600) per la conduzione dei vigneti, fornendo manodopera. Un quadro che rende bene l’idea dell’importanza di Moderna nell’intero asset aziendale e che fa leggere in un altro modo la fuga dei dipendenti della coop di Castelplanio.

La presa di posizione

Che i lavoratori se ne siano andati dopo l’ultimo Cda di Moncaro, così turbolento da far arrivare i carabinieri a Montecarotto, potrebbe far pensare a una presa di posizione contro il nuovo corso della maggiore cooperativa marchigiana del settore vitivinicolo, capace di esportare i prodotti in tutto il mondo e sfornare 10 milioni di bottiglie. E se la preoccupazione per il futuro arriva dal primo socio di Moncaro, oltre che dai fornitori, il quadro non è proprio roseo. Connesso a Moncaro c’è un mondo: se la tessera principale della rete va in difficoltà, i problemi finanziari si ripercuotono a cascata. Sullo sfondo, e speriamo non si avvicini mai, il rischio di creare un effetto domino che sarebbe devastante per il mondo agricolo marchigiano.

«Siamo in un momento delicato, siamo molto preoccupati soprattutto per la sostituzione improvvisa del presidente» i timori all’interno della coop. Sull’azienda fondata nel 1964 a Montecarotto, pende (sempre al luglio 2023) un’esposizione bancaria per quasi 20 milioni (più un milione rispetto al 2022) e debiti verso i fornitori per 7,8 milioni (+300mila), tutti esigibili, stando all’ultimo bilancio, entro il prossimo esercizio finanziario. Dati che comunque vanno letti con i 4,3 milioni di ebitda del 2023, risultato della gestione operativa al netto di interessi, imposte, deprezzamento di beni e ammortamenti.

L’acquisizione

Il segno di un’azienda dinamica sul mercato e dal punto di vista produttivo, convinta di poter recuperare il terreno perduto a causa di un contesto sfavorevole: la pandemia prima, l’inflazione poi, con l’aumento dei costi produttivi e la diminuzione del potere d’acquisito del consumatore. Come spada di Damocle, la riduzione dei conferimenti di uva. Nei mesi scorsi è stata perfezionata l’acquisizione per 8,75 milioni della Cantina Villa Medoro, in provincia di Teramo. La proprietaria, Federica Morricone, è entrata in Moncaro come socio finanziatore. E, stando all’ormai ex presidente Marchetti, avrebbe avuto un ruolo determinate nel cambio al vertice.

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