«Coach Vagnozzi, il mio allievo». ​Il maestro di tennis ascolano Mariano Marcucci è il mentore dell’allenatore di Jannik Sinner

«Coach Vagnozzi, il mio allievo». Il maestro di tennis ascolano Mariano Marcucci è stato il mentore dell’allenatore di Jannik Sinner
«Coach Vagnozzi, il mio allievo». ​Il maestro di tennis ascolano Mariano Marcucci è stato il mentore dell’allenatore di Jannik Sinner
di Peppe Gallozzi
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Martedì 30 Gennaio 2024, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 21:47

ASCOLI «Simone Vagnozzi è un predestinato. Proprio come il suo Jannik Sinner. Uno Slam maschile, dopo 48 anni e due mesi dopo il successo in Coppa Davis, non si vince per caso. Significa essere fuoriclasse, campioni». E se a dirlo è Mariano Marcucci, il primo mentore del coach ascolano fresco di trono all’Australian Open accanto al campione altoatesino (attesi entrambi giovedì dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), le parole assumono tutto un altro senso. Marcucci, nato a Ascoli Piceno nel 1952, da navigato maestro di tennis ha visto crescere l’estro del giovane Vagnozzi come nessun altro. 


L’influsso su Jannik

«Ho seguito Simone dai 6 ai 16 anni prima a Castel di Lama e poi al Circolo Cartiera di Ascoli, eravamo un gran bel gruppo.

Domenica mattina, quando Sinner ha superato Medvedev in rimonta prima di alzare il trofeo ho rivisto tante cose di Simone». Mentalità vincente, ma non solo. Anche stile e tecnica: «L’estro e le movenze le aveva anche il giovane Vagnozzi che, con qualche centimetro in più, avrebbe potuto divertirsi. Nella crescita di Sinner è intervenuto sul servizio, ha curato il gioco a rete e anche il famoso consiglio che ha cambiato la finale sullo 0-2 è figlio di una vecchia storia». 

L’aneddoto del consiglio

Perchè quel «devi cambiare qualcosa, stai indietro sul servizio del russo», pronunciato dal tecnico sul finire del secondo set, ha radici lontane: «L’impostazione data da Simone resta quella di andare in anticipo - confida Mariano - ma, quando lui giocava, cercavamo di infondergli l’idea che partire più indietro non fosse un’ipotesi da scartare. Forse si sarà ricordato di quelle parole. Al tempo c’era anche un altro talento con noi, Giorgio Galli, che poi preferì il calcio (oggi nell’Atletico Centobuchi in Promozione dopo una lunga carriera tra C2, D ed Eccellenza, ndr)».

Il rapporto di oggi

Seguire Sinner nel mondo, naturalmente, ha tolto a coach Vagnozzi tanto tempo da dedicare alle Marche e alle amicizie. Tuttavia rapporti e legami non si sono mai affievoliti: «Parliamo sempre di un ragazzo umile, disponibile e molto alla mano. Nonostante i traguardi non ha mai perso i suoi valori e i principi che lo hanno contraddistinto. In questo lui e Sinner sono identici. Tra noi, oggi come oggi, ci sentiamo sui social tra Whatsapp e Facebook. Mi ha sempre risposto. Gli ho anche fatto i complimenti in diretta dopo la vittoria a Melbourne». Quest’estate si sono ritrovati entrambi a San Benedetto per un bel momento. 

La prima gioia

«Ricorreva il ventennale della scomparsa di Valerio Ciabattoni (morto a soli 19 anni in un incidente stradale nel 2003) con cui vincemmo in Under 12, nell’ottobre del 1995, il titolo nazionale a squadre portando il Circolo Cartiera alla gloria. Fu anche la prima vittoria del Vagnozzi tennista». In quella squadra sotto l’egida di Marcucci c’erano, oltre a Valerio Ciabattoni e Simone Vagnozzi, anche Alfredo Macellari e Marco Paoletti. 

Il migliore al mondo

Al termine della finale Sinner-Medvedev di domenica, Darren Cahill - il supervisore del clan che gestisce le giornate di Jannik - ha parlato senza mezzi termini: «Come siamo arrivati a questa vittoria? Risposta semplice, Sinner è allenato dal migliore allenatore al mondo, Simone Vagnozzi». Peraltro la coppia Cahill-Vagnozzi ha trionfato, nella categoria coach dell’anno, negli ultimi Atp Awards dove Sinner ha conquistato a sua volta due premi. «Ho sentito la dichiarazione di Cahill - conclude il maestro - Da Mariano Marcucci, primo allenatore di Simone Vagnozzi, sono rimasto orgoglioso. Concordo pienamente, oggi è il più bravo di tutti. Il suo segreto? La costruzione del team, ogni settore è affidato a un soggetto competente. La cura del dettaglio è il segreto di coach Vagnozzi. Al resto ci pensa Sinner, talento straordinario».

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