Jesi, teatro Pergolesi sold out
per la prima del Nabucco

Il Nabucco di Verdi al Pergolesi di Jesi
Il Nabucco di Verdi al Pergolesi di Jesi
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Sabato 17 Ottobre 2015, 13:21 - Ultimo aggiornamento: 14:46
JESI - Impianto tradizionale e voci importanti per il Nabucco di Verdi.



L'opera ha aperto con successo ieri sera in un teatro sold out la 48/a stagione lirica del Pergolesi di Jesi, dedicando l'opera all'archeologo siriano Khaled Asaad, morto per difendere Palmira dalla furia dell'Isis. "Tradizionale - aveva anticipato il regista e scenografo Stefano Monti - perchè solo se si conosce la tradizione si può innovare, e perchè il passato è custode di quella identità storica che ora come allora si tenta di spazzar via con una sorta di pulizia etnica dell'arte".



Così, tra le massicce colonne squadrate e semoventi della scena, che rimane pressochè invariata per tutta l'opera, compaiono simboli inquietanti dell'oggi: corde e lance che si compongono in scenografie minacciose, ombre di coltelli e teste mozzate che sfilano nel retropalco, e monumentali sculture che vengono ricoperte da teli neri. Ma ad animare il palcoscenico sono sopratutto le composizioni scultoree, moderne maschere di ferro, dell'artista Vincenzo Balena, che appaiono e scompaiono come idoli misteriosi, interagendo con gli interpreti mosse da mimi o con la tecnica del teatro di figura. "Un modo - ha detto Monti - per opporre alla distruzione la creatività e vitalità dell'arte".



Sullo sfondo della guerra tra ebrei e babilonesi si innesta la storia tra Ismaele, nipote del re di Gerusalemme, che ama riamato Fenena, figlia del re di Babilonia, di cui è invaghita anche la schiava Abigaille, creduta sua sorella. Questa cercherà di strappare l'amato a Fenena e il regno al padre Nabucodonosor, che alla fine si converte al Dio degli ebrei e salva il regno, mentre Abigaille si suicida. Tradizione anche nella recitazione e nei costumi: tuniche di diversi colori disegnate da Massimo Carlotto, col coro sempre in scena e movimenti ridotti al minimo.



L'opera, prodotta dalla Fondazione Pergolesi Spontini insieme al Teatro Comunale di Modena e ai Teatri di Piacenza, ha offerto al pubblico un allestimento equilibrato e un cast di voci poderose e di esperienza. Applauditissimi il baritono messicano Carlos Almaguer (Nabucodonosor), che ha sfoggiato un timbro sicuro e possente, e il soprano Maria Billeri (Abigaille), una voce squillante, capace di affrontare con disinvoltura e temperamento da prima donna le micidiali agilità vocali richieste dalla partitura. L'Orchestra dell'Opera italiana, diretta da Aldo Sisillo, è stata convincente, ma forse avendo presentato l'opera solo dieci giorni fa nel ben più grande Teatro Comunale di Modena non è riuscita ad adattarsi all'acustica del Pergolesi ed è apparsa un pò roboante. Ottima la prova del Coro lirico marchigiano 'V. Bellinì, preparato da Carlo Morganti, molto applaudito nel 'Va, pensierò eseguito con la scena evocativamente coperta da un velo intessuto di simboli archeologici. Si replica domani alle 16.
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