ASCOLI - Elena Sofia Ricci torna in teatro. Dopo quasi due anni di attese di rimandi, di silenzi, di isolamenti. Cosa si prova?
«Salire di nuovo in palcoscenico mi ha fatto battere il cuore, mi ha fatto piangere. Il mio è un grandissimo amore: io sono nata, mi sono formata in teatro. È questa la mia clinica di bellezza. La lunga chiusura è stata dolorosa per tutti noi e per qualcuno è stata tragica. Tornare con questo testo poi è stata una predestinazione: il mio personaggio è quello di un’attrice che ha bisogno di recitare per continuare a vivere. Alexandra ha la mia stessa età e teme i segni del tempo, sarà molto emozionante per me».
Cosa l’attirava in particolare di Alexandra Del Lago, questa donna così viscerale descritta da Tennessee Williams?
«Questo è il mio terzo incontro con Williams. Sotto la sua scrittura i suoi personaggi sono tutti obbligati a fare qualche giretto all’inferno e anche io in passato sono stata obbligata a farlo. Attendevo da tempo di avere questa età per entrare nei panni di Alexandra. Le anime descritte da Williams sono anime mutilate, lobotomizzate, castrate, che per uscire dal male in cui precipitano arrivano ad abbracciare la follia, come una sorta di fuga da se stessi. Io amo Williams perché è un autore attentissimo al femminile e al trauma che il femminile subisce».
Lei è da sempre attenta al dolore delle donne: pensiamo non solo a teatro ma al cinema. Alcuni suoi ritratti sono stati straordinari: pensiamo a “Io e mia sorella” di Verdone, “Mine vaganti” di Ozpetek, “Loro” di Paolo Sorrentino.
«Con Ferzan sono appena tornata per qualche scena da girare nella serie televisiva “Le fate ignoranti”: mi ha voluta varie volte, ci siamo sempre molto divertiti e lo ringrazio ancora.
Lei si batte sempre molto per cause sociali e civili.
«Tutti hanno sempre detto che avremmo dovuto batterci per i tecnici, per gli operatori dello spettacolo che restavano senza lavoro. È vero, ma ho visto tantissime persone - nella musica, nella danza, nell’arte – arrivare a non farcela. Spero che questa battaglia, già passata alla Camera, possa approdare in Senato e possa far diventare il 23 ottobre la “Giornata nazionale dello spettacolo” affinché tutti possano avere, all’interno di questo settore, una sorta di patente di chi lavora. A volte le difficoltà degli altri ci passano accanto e non ce ne accorgiamo».