Tamburi, il suono al ritmo della vita. Yushiro Funabashi leader dell’ensemble Kodō che sarà a Senigallia con One Earth 2024: : «La musica connette le persone»

Tamburi, il suono al ritmo della vita
Tamburi, il suono al ritmo della vita
di Edoardo Danieli
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 01:40

Tre sole date in Italia nel loro tour mondiale “One Earth 2024”, la prima nelle Marche, al teatro La Fenice di Senigallia, venerdì 9 alle 21. Loro sono i Kodō, ensemble di tamburi giapponesi taiko, lo spettacolo si chiama “Warabe. Il suono della vita, il dinamismo dell'anima”, ideato per il 40ennale del gruppo. “Warabe” si può tradurre sia come ‘battito del cuore’, fonte di ogni ritmo, che come ‘bambino’.  E suonare con il cuore puro di un bambino è la natura di Kodō. In “Warabe”, Kodō guarda al proprio repertorio classico e all'estetica degli inizi e fonde forme semplici di espressione taiko (il tamburo giapponese) che ne fanno esaltare il suono unico, la risonanza e la fisicità. Lo spettacolo è fuori abbonamento nel cartellone promosso da Comune e Amat con il contributo di MiC e Regione Marche e in collaborazione con Compagnia della Rancia.

One Earth Tour, è proprio così? Yushiro Funabashi, leader dell’ensemble Kodō, c’è davvero un mondo solo?

 «Noi affrontiamo i tour con la speranza che attraverso l’ascolto del suono dei tamburi molte persone in tutto il mondo possano riuscire a percepire il dinamismo delle loro vite e possano trascorrere le loro giornate tra gioia e sorrisi. Ma siamo consapevoli del fatto che purtroppo molti sono costretti a vivere situazioni molto penose, a causa sia dei conflitti a livello mondiale che del cambiamento climatico. Tuttavia crediamo che in una società come quella attuale, le arti e lo spettacolo possano essere di sollievo e talvolta di cura per il cuore di tanti e dare al pubblico la forza per superare situazioni di difficoltà e per assottigliare le differenze che ci separano».

C’è molto Giappone nell’immaginario di questo periodo storico, penso alla meraviglia che suscitano Miyazaki, Matsubayashi, Hamaguchi fino allo sguardo di Wenders. Qual è il contributo più significativo che può offrire la cultura giapponese contemporanea alla costruzione del senso di oggi?

«Sebbene le espressioni artistiche e creative che emergono dalla storia e dal clima giapponesi siano uniche, molte stimolano la sensibilità profonda di persone di tutto il mondo. Kodō si impegna nella espressività creativa, forte della convinzione di ricreare la storia e la cultura scoprendo le infinite possibilità di quest'arte musicale incentrata sull’uso dei tamburi giapponesi, aprendosi a culture e modi di vivere diversi. Crediamo che le attività artistiche come questa possano essere opportunità per persone di tutto il mondo per connettersi tra di loro e che la creazione culturale come attività centrata sulla gente comune avrà un ruolo sempre più importante nel futuro».

Come avete scelto la scaletta dello spettacolo che vedremo a Senigallia?

«Per commemorare il 40esimo anniversario di Kodō abbiamo unito la sensibilità e l'energia della generazione attuale a quelle della tradizione. Credo che abbiamo creato un programma che possa soddisfare tutto il pubblico. È un programma pieno di colori, che include una varietà di tamburi, canti, danze, flauti, due strumenti musicali a corde tradizionali giapponesi: il koto, simile a una cetra, e lo shamisen usato nel teatro kabuki, accanto a strumenti provenienti da tutto il mondo».

“Warabe", tra gli spunti ne offre uno particolare: far vivere una tradizione che rischiava di scomparire. Quanto è importante tramandare la memoria nei vostri lavori e quale ruolo può avere la memoria in un tempo che si configura sempre più come un eterno presente?

«I membri di Kodō - compresi anche gli studenti che stanno imparando nel nostro centro a Sado - hanno un’età che va dall’adolescenza ai 70 anni. Insegnano e imparano gli uni dagli altri, migliorandosi a vicenda. Conservare e mantenere la memoria e la tradizione significa anche essere in grado di creare nuove tradizioni. E crediamo che sia importante essere sempre flessibili nel fisico come nello spirito. Nella società molto complessa del giorno d’oggi tale attitudine è un elemento importantissimo. Spero che chi assiste ai nostri concerti si possa sentire così anche grazie alla nostra musica».

Il suono del tamburo è il primo suono che sentiamo nel grembo materno?

«Si dice che il suono di un grande tamburo sia simile a quello che si percepisce dall’interno del grembo materno. I bambini piccoli spesso si addormentano profondamente ascoltando i suoni dei tamburi, sebbene siano molto forti, perché provano un senso di pace. Nel suono del tamburo ci sono una varietà dei suoni, durante la nostra esibizione potrete ascoltare i suoni di vari tamburi e quindi vi aspettiamo al Teatro La Fenice per sperimentare questi suoni dal vivo con tutto il vostro corpo».

Tamburi, ma non solo. Quale importanza hanno gli altri strumenti nel vostro spettacolo?

«I suoni e i ritmi degli strumenti musicali sono le parole e le espressioni che contengono i nostri pensieri. Noi siamo convinti che la musica possa connettere le persone, anche appartenenti a regioni e lingue diverse. Prima dell’inizio di questo tour, la nave che portava i nostri strumenti ha avuto un grave ritardo e c’era l’eventualità che gli strumenti non arrivassero in tempo per gli spettacoli. È stata un’esperienza singolare, che ci ha fatto capire che i nostri spettacoli non sarebbero possibili senza i nostri strumenti musicali e ci ha reso consapevoli ancora una volta di quanto siamo grati di poterci esibire davanti al pubblico».

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