C'è Roberto Vecchioni in tour a Jesi
"Sono felice di ritornare nelle Marche"

Roberto Vecchioni
Roberto Vecchioni
di Agnese Testadiferro
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 20:27 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:37
JESI - Il 12 marzo Roberto Vecchioni ritorna nelle Marche. "Il Mercante di Luce Tour" fa tappa a Jesi. "Finalmente nelle Marche!" esclama il Professore che porterà nella città di Pergolesi il suo spettacolo il cui cardine è la cultura nelle sue sfaccettature. Più che un concerto, un a tu per tu con il pubblico in cui musica e parole si fondono. Il botteghino sarà aperto anche al PalaTriccoli fino all'ora di inizio del live alle 21,30.
 
Felice di ritornare qui?
Moltissimo! L’occasione di fare un concerto nel centro Italia è qualcosa di raro ed è quindi bellissimo poterlo fare. E poi, ho un amore particolare proprio per la zona Marche, Umbria e Abruzzo: le persone sono laboriose, silenziose e coraggiose. Inoltre… è bella, la campagna del sud delle Marche mi piace molto.
 
Che concerto proporrà?
Molto corposo. Gran parte delle canzoni dell’ultimo album “Io non appartengo più” (disco d’oro ndr), ma anche molte mie canzoni tradizionali. Ma il tema generale sarà la cultura.
 
Che potere ha la cultura?
Salva la vita umana: noi, gli uomini e i ragazzi. Dà la possibilità di avere rivincite continuamente. Avere un substrato culturale nella vita è importantissimo, senza quello facciamo cose inutili o rendiamo inutili le cose che facciamo.
                              
A Porta a Porta ha detto che sua moglie le ha insegnato l’amore. Ebbene, che cos’è l’amore?
È sinonimo di felicità. In coppia non significa rispecchiarsi nell’altro, ma considerare la persona al tuo fianco la metà di te stesso.
 
Parafrasando il titolo del suo ultimo album, a chi appartiene Roberto Vecchioni?
All’Umanesimo in generale: all’uomo di sempre, all’uomo universale. Non alle piccole meschine particolarità che oggi vedo in giro: c’è un’Italietta piuttosto mediocre (anche molte altre nazioni sono mediocri). Le “politichette”, le idee e gli uomini passano, transitano e se ne vanno. L’idea di un uomo universale invece rimane, perché è affascinato e innamorato del suo coraggio e dell’arte. Personalmente appartenevo di più alla lotta politica di qualche anno fa, adesso mi sembra tutto incerto, tante cose non mi piacciono.
 
Tra cui?
La poca serietà, l’incapacità di accordo, il continuo scontento di tutti. Nessuno guarda gli altri. Siamo una nazione difficile e metterla d’accordo è quasi impossibile.
 
Teme il futuro dei più giovani?
Tantissimo. Abbiamo insegnato a disperare invece che a sperare.
 
Come riesce a conciliare l’esser professore con l’essere artista?
All’inizio è stato difficile, ma poi ci sono riuscito. È un po’ come essere Jackie e Mr Hyde: alla fine però sono diventato un tutt’uno. Quando si insegna si diventa servitore, quando si fa l’artista si diventa egocentrici.
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