Il baritono Alaimo protagonista con Campanella dei Pesaro Music Awards: «Zedda, maestro severo ma sempre di parola»

Il baritono Nicola Alaimo, pesarese d’adozione, di fianco al busto di Gioachino Rossini FOTO LUIGI ANGELUCCI/UFFICIO STAMPA
Il baritono Nicola Alaimo, pesarese d’adozione, di fianco al busto di Gioachino Rossini FOTO LUIGI ANGELUCCI/UFFICIO STAMPA
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 27 Marzo 2022, 09:00

PESARO - La “cerimonia-concerto” dei Pesaro Music Awards prevede, oggi alle 18 al Teatro Sperimentale, un vero e proprio gala con l’Orchestra Sinfonica Rossini, tra celebri arie rossiniane e il concerto per pianoforte n. 21 di Mozart, per celebrare i protagonisti internazionali della musica, nell’ambito di Sinfonica 3.0. Un’occasione imperdibile per ascoltare sia Nicola Alaimo che il pianista Michele Campanella, due star del firmamento musicale. Per Nicola Alaimo, straordinario baritono siciliano, da oltre dieci anni cittadino pesarese, è un ritorno al teatro Sperimentale carico di ricordi: nel 2000 frequentò lì l’Accademia Rossiniana con il maestro Alberto Zedda.


Il ricordo
«Furono due settimane indimenticabili - racconta commosso Alaimo -. Zedda mi aprì un mondo, a cominciare dalla prassi esecutiva fino agli aneddoti, delle vere e proprie chicche. Ma ho anche un ricordo un po’ meno bello per il povero mezzo soprano che fu letteralmente cacciato dall’Accademia…». Zedda era un maestro severo: «La sua è sempre stata una vera e propria missione, riuscire a trasmettere le basi del belcanto e dell’interpretazione. Era straordinariamente gentile e accogliente, ma guai a farlo arrabbiare. Pretendeva, giustamente, che tutti gli artisti conoscessero bene il significato delle parole. Dal 2001 misero in scena “Il viaggio a Reims”, ma nel 2000 ci stavamo preparando per Le comte Ory”, in francese. Si accorse subito che la cantante non conosceva il senso di quello che stava interpretando: fermò tutto e le chiese la traduzione. Passammo tutti un brutto quarto d’ora: lei non la conosceva e lui si arrabbiò a tal punto che cacciò lei e se ne andò. Quando tornò, un quarto d’ora dopo, ricominciò a chiamarci sul palco in ordine alfabetico: indovinate chi era il primo…». Ma lei sapeva la traduzione? «Certo, io studiavo moltissimo, ma in quel quarto d’ora tutti avevano imparato la propria!». Da lì partì la sua carriera? «È sempre stato un maestro onesto e sincero: alla fine dell’Accademia mi disse che non ero ancora pronto per il Rof, che sarebbero dovuti passare diversi anni e puntuale mi chiamò nel 2010, per il mio debutto al Rof nella Cenerentola. Era diretto, ma anche di parola».
Il ruolo di Dandini
Il ruolo di Dandini è anche quello che la fece debuttare nell’Opera: «È il ruolo rossiniano che ho cantato di più: Dandini e Falstaff sono i personaggi che più amo e che più ho interpretato nella mia carriera».

Alaimo è felice e onorato di tornare a Pesaro, nella sua “seconda” città, ma il suo lavoro lo porta spesso in Europa: «Rossini la fa da padrone nelle mie scelte e a Pesaro per me è impossibile cantare altro. In realtà Verdi vincerebbe su Rossini, per 14 personaggi a 13, ma nel numero di recite fatte vince il Cigno». Alaimo si sente fortunato per i numerosi impegni che ha, ma in realtà è la sua bravura che conta e paga: non solo una splendida voce, ma capacità interpretative da grande attore. Non sarà il protagonista de La Gazzetta 2022, che nel 2015 lo vide protagonista, perché sarà a Salisburgo per un Barbiere di Siviglia accanto a Cecilia Bartoli, che vedrà sul palco anche Arturo Brachetti: «Verdi e Rossini sono i miei datori di lavoro più importanti - scherza - ma ci sono grosse novità in arrivo, soprattutto per il 2024, con la “mia” Pesaro capitale della cultura italiana».

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