Logli e le sue città sospese ai Musei civici: «Non comunica nostalgia, ma forza per affrontare l'attuale»

Logli e le sue città sospese ai Musei civici: «Non comunica nostalgia, ma forza per affrontare l'attuale»
Logli e le sue città sospese ai Musei civici: «Non comunica nostalgia, ma forza per affrontare l'attuale»
di Elisabetta Marsigli
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 12:38

PESARO - Il fascino di una realtà sospesa al centro della mostra “Mario Logli, Custode della bellezza” inaugurata ieri ai Musei Civici di Pesaro, la prima dopo la scomparsa dell’artista, quasi quattro anni fa, e anche la prima che affronta le opere di uno dei più intriganti e visionari poeti dell’immagine attraverso le tematiche care al grande pittore urbinate.

L’omaggio

Pesaro 2024 omaggia l’artista con un’esposizione, curata da Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli, che affronta in maniera nuova la sua produzione, indagata per la prima volta alla luce di documenti e opere inedite per una nuova lettura della sua poetica, nell’approfondimento del rapporto con il capoluogo adriatico, in cui aveva scelto di vivere, e con il mare, elemento che torna frequentemente nei suoi paesaggi. Grazie a questo materiale e ai dipinti esposti, provenienti dalla collezione della famiglia Logli e dall’importante deposito destinato dal pittore all’ateneo di Urbino, è possibile ritessere il legame non solo con i modelli moderni studiati da Logli (tra cui René Magritte, Giorgio De Chirico e Osvaldo Licini), ma anche con gli amici di una vita che, come lui, hanno raccontato il territorio e le contraddizioni del loro tempo: Paolo Volponi, Carlo Bo e Mario Giacomelli. «Un reale “custode della storia”, ma anche un pioniere di una poetica visionaria in grado di raccontare, come pochi altri, le contraddizioni del suo tempo e non solo», ha sottolineato l’assessore alla Bellezza Daniele Vimini. «Un artista - ha aggiunto - che ha saputo leggere il nostro territorio, quasi anticipando il senso de “La natura della cultura”, punto focale dello straordinario anno che ci aspetta». «Mio padre - racconta la figlia Marcella - è sempre stato un pittore che legava il sogno a qualcosa di reale. Non comunica nostalgia, ma ci dà la forza di affrontare l’attuale. “Il quadro si completa con chi lo guarda” soleva dire, credendo fortemente nell’impegno a fare riflettere e creare consapevolezza. Una fascinazione che intendeva si completasse con la riflessione». Secondo i due curatori, «Logli ha saputo custodire le tradizioni e i costumi della sua terra d’origine e, parallelamente, interpretare con personalità ed energia le sfide più complesse della sua contemporaneità, fino a questioni (come quella ecologica e della tutela del patrimonio culturale) da lui affrontate in anticipo rispetto ai tempi».

Le tre sezioni

Le tre sezioni della mostra raccontano i temi a cui Logli si è dedicato durante tutta la sua vita: ne “Il ricordo, il gioco e l’infanzia” riaffiora il ricordo dell’infanzia passata a giocare e a sperimentare. Nella sezione “In difesa dell’ambiente” compare la tematica ecologica che per Logli diventa fondamentale già a partire dagli anni Settanta (appena arrivato a Milano), quando nella sua produzione compaiono per la prima volta gli Invasori: entità inorganiche e robotiche, allegorie dell’inquinamento. In “Custodire la bellezza”, la più caratteristica tra le produzioni di Logli, le “Isole volanti” sono città sospese come astronavi o aquiloni che si innalzano nel cielo per distaccarsi da una terra fredda che pare non le comprenda più. E in quest’ultima sezione, il tentativo di raffigurare queste geografie dell’anima, avvicina Logli a un altro maestro del nostro tempo, Mario Giacomelli, e ne racconta, per la prima volta, il solido rapporto di amicizia e stima nel comune obiettivo di custodire la bellezza. La mostra sarà fruibile fino al 7 aprile.