Sulle tracce dei sogni di Fellini in una Rimini intima ed eterna Stefania Parmeggiani e il suo libro sul grande maestro

Stefania Parmeggiani
Stefania Parmeggiani
di Silvia Sinibaldi
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Sabato 29 Luglio 2023, 10:40

GABICCE MARE Una questione di anime, sogni e talenti, una triangolazione al di là del tempo tra Stefania Parmeggiani, Federico Fellini e Rimini. Delle donne raccontate dal cinema dal grande regista, la giornalista di Repubblica ha parlato ieri nel corso dell’iniziativa Gabicce in Rosa. L’input il suo recentissimo libro dedicato al maestro: “Fellini, Rimini e il sogno. Ricordi, bugie e immaginazione.

Un atto d’amore per Rimini o per Fellini?
«Il mio libro nasce come atto d’amore per Fellini ma si traduce in un atto d’amore per la città dove sono nata. Potrei definirlo però un gioco di specchi». 

L’occasione è stata il centenario della nascita di Fellini ma la vera scintilla?
«Il desiderio di raccontare l’anima di una città, della mia città che condivide una parte profonda della sua natura con l’esprit felliniano. La bibliografia su Fellini è monumentale, hanno scritto di lui, su di lui, sul suo cinema non solo critici, saggisti, scrittori, storici, psichiatri ma persino oroscopisti. Io voglio semplicemente raccontare l’anima felliniana di Rimini, al di là della sua natura balneare e turistica. Un genius loci, nato prima di Fellini e ancora segno distintivo della città». 

Il suo libro procede per luoghi e per storie riconoscendo in Rimini i segni lasciati dal grande maestro, quasi una città felliniana dentro la città. 
«Quando utilizziamo l’aggettivo felliniano, intendiamo onirico, surreale magari anche un po’ folle. E questi sono tratti ancora veri.

Rimini ha una storia di 2mila anni che non può essere costretta in una delle sue molteplici vocazioni ma certamente nello spirito dell’iperbole di certe campagne di comunicazione, nel temperamento dei suoi amministratori, nell’inventiva degli imprenditori, nell’irriverenza e nella capacità dissacrante del suo popolo, ritrovo Fellini. Pensate al ministro tedesco che dice niente vacanze in Italia perché fa troppo caldo. E i bagnini rispondono, vieni tranquillo, ti diamo l’ombrellone...».

La sua narrazione si struttura sugli scritti del maestro e le testimonianze da lei raccolte. Ma leggendo le sue pagine si avverte qualcosa di più intimo, di più personale. Come se Fellini avesse realmente attraversato la sua vita, cosa impossibile visto il suo anno di nascita.
«Probabilmente la mia Rimini aderisce più alla città raccontata da Tondelli. Però ricordo benissimo gli anni Novanta, quando ero ragazzina. Con gli amici, nelle domeniche invernali, guardavamo Amarcord in videocassetta. Ridevamo come matti, molti di noi conoscevano tutte le battute a memoria. Ha detto Tonino Guerra che con Amarcord Fellini ha restituito l’infanzia al mondo. E lo stupore dell’infanzia che ci colpiva allora e che coinvolge tutti e rende universale il racconto della Romagna felliniana. Anche i luoghi nutrono il sogno di cui è fatta la genialità di Fellini: da Valbruna, l’Atlantide dell’Adriatico, alle spiagge segrete del colle San Bartolo, piazza Tre Martiri, via Cavour, il molo di levante, un impasto di terra e creatività, un gioco dove l’immaginazione racconta la verità per la sua capacità di trasfigurarla». 

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