Quattro palazzi da scoprire nel centro di Fermo. È nato il circuito delle case-museo, da domenica aperte al pubblico

Una splendida sala di palazzo Brancadoro
Una splendida sala di palazzo Brancadoro
di Chiara Morini
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Lunedì 17 Gennaio 2022, 21:52

FERMO - Antiche dimore che a guardarle si rimane affascinati dalle bellezze che conservano e anche dalle storie che hanno da raccontare: nasce così il circuito delle case museo di Fermo. Ne fanno parte Palazzo Brancadoro, capofila del progetto, Palazzo Bernetti Evangelista, Palazzo Falconi e da poco anche il nuovo entrato Palazzo Rota-Brancadoro Costantini-Catalino. 

L’edizione 2022 è pronta a partire domenica 23 gennaio, alle 16. Si parte da palazzo Brancadoro, in via della Sapienza 18, poi palazzo Rota-Brancadoro Costantini-Catalino, al numero 20 sempre di via della Sapienza, palazzo Falconi, in largo Armando Falconi 3 e palazzo Bernetti Evangelista, in largo Evangelista 1.

Per prenotare la visita si deve scrivere a casemuseodifermo@gmail.com. Evento collaterale di gennaio è la mostra “Profumo-dalle origini dell’acqua di Colonia alla profumeria di metà Novecento”, a cura di Marco Nocchi e Daniela Maggi. Resterà aperta ogni domenica fino al 20 febbraio a palazzo Brancadoro. 

L’idea
L’idea della rete delle case museo arriva dalla collaborazione tra Anna Danielli, che con la sorella Paola è proprietaria della dimora di Palazzo Brancadoro, e le fondatrici dell’associazione Karussell. Lo scopo, commenta la signora Danielli, è «restituire a chi le visita una nuova emozione da luoghi privati che diventano pubblici per l’occasione. Si fa conoscere il patrimonio artistico e culturale fermano, nascosto, che, oltre le visite del nostro circuito, è promosso anche in collaborazione con il Fai». Bellezze e tesori nascosti che vengono quindi messe a disposizione del pubblico.


Palazzo Brancadoro risale al 1669, e fu fatto edificare da una delle famiglie patrizie della città. Nella dimora ha abitato per gran parte della sua vita, il Cardinale Cesare Brancadoro, che nel piano nobile istituì il suo appartamento di rappresentanza.

Nei primi anni del ‘900 fu acquistato da Aroldo Danielli: di proprietà della famiglia sono il piano nobile, il secondo piano, le soffitte e le cantine.

Il salone
Da ammirare, in particolare, il salone da ballo, dove si tengono alcuni concerti a cura de “Il circolo di Ave”, dotato di splendidi specchi e decori di epoca liberty. Durante un restauro del 1997 sono venuti alla luce alcuni affreschi che si pensa siano stati dipinti tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700. Belli anche i pavimenti in cotto di fine Seicento. Il nuovo arrivato nella rete è Palazzo Rota-Brancadoro Costantini – Catalino. L’attuale sistemazione risale alla seconda metà dell’800, quando la proprietà della dimora fu acquisita dalla famiglia Brancadoro-Costantini. La struttura base risale al XVII secolo, quando la casa era di proprietà della famiglia Rota, notai bergamaschi, ed è registrata nel catasto Napoleonico-Gregoriano del 1810. Successivamente fu realizzato l’angolo sud-ovest e trasformato, con l’acquisto da parte dei Brancadoro-Costantini. 


Il ninfeo scomparso
Palazzo Falconi risale al XVIII e nei suoi sotterranei vi era un antico ninfeo di epoca romana con vasche e nicchie impreziosite da statue, queste oggi conservate a Palazzo Falconi Orioni. Il ninfeo fu poi chiuso e se ne sono perse le tracce. All’ingresso c’è una grande scalinata che porta al piano nobile, dove ci sono preziose tele di Guido Reni, Sebastiano del Piombo e Giulio Romano, collezionate dal padre dell’attuale proprietaria. Le stoffe alle pareti richiamano il passato dei Falconi, importanti imprenditori serici. Infine Palazzo Bernetti Evangelista risale alla fine del XVIII secolo. Fu costruito in due fasi, nella prima metà del ‘700 e l’800. Di rilievo, in particolare, il portale, in pietra d’Istria, e all’interno del piano nobile, il salone dei ricevimenti che ha uno splendido soffitto a cassettoni. Nelle varie stanza ci sono affreschi di Luigi Fontana, risalenti alla metà del XIX secolo. Le tracce di questo artista ritrovano nel Fermano e in molte altre città delle Marche e del Lazio. 

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