Nella vulcanica Lanzarote, un altro
mondo a due passi dalla civiltà

Nella vulcanica Lanzarote, un altro mondo a due passi dalla civiltà
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2017, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 13:08
Lanzarote, l’altrove. In un’altra dimensione, di altri tempi. Un’isola neanche tanto distante dalla civiltà, ma in un altro mondo, lunare, astratto e insieme terragno e fiero. Qui l’azzurro cupo del mare crea un sistema irregolare e selvaggio di geometrie irreali, di panorami allucinati e terribili, con la roccia vulcanica nera, i ghiaioni di lava frantumata dagli agenti atmosferici, i cespugli spinosi riarsi.
Il sogno di chi non ne può più di code autostradali, di traffico e gas di scarico, di scooter scoppiettanti, di musica disco sparata dai Suv dei nuovi ricchi, e poi di arrembaggi ai saldi di mezza stagione, di dibattiti televisivi e aperi-cene in centro. Insomma il paradiso per chi è stufo marcio della nostra artificiosa inciviltà preconfezionata. Basta, vado a Lanzarote e cambio vita.

Dietro l’angolo di Gibilterra
Non sono pochi quelli che hanno chiuso casa e affari, e hanno scelto di inventarsi un’altra esistenza qui, nell’ultima isola nord orientale delle Canarie, dov’è relativamente facile arrivare, in aereo o in barca, subito dietro l’angolo di Gibilterra. Scendere e baciare la terra nera per molti significa stipulare un patto con la natura, o col diavolo, che qui ha lasciato segni indelebili di devastanti eruzioni vulcaniche, ma poi ha fatto pace con il mondo. Anche lui qui si è ritirato a vita privata, ha buttato le chiavi dell’Inferno e si gode la pensione. L’ha immortalato all’ingresso del Parco Naturale di Timanfaya l’architetto César Manrique, il vero genius loci che era nato ad Arrecife, e che a Lanzatore ha dedicato il suo genio irregolare e strambo. Ovunque restano i segni - sculture e creazioni, labirinti di piante grasse e laghetti – della sua creatività selvatica, dai Jameos de Agua, sulla costa orientale, al Mirador del Rio, sulla punta nord che guarda verso l’isoletta La Graciosa, al Giardino dei Cactus a Guatiza.

Paesaggio lunare inondato di sole
La natura qui è così scabra ed essenziale, che annichilisce ogni pretesa di efficienza, invoglia ad assecondarla. Ci si adatta volentieri. Per girare in lungo e in largo questo paesaggio lunare inondato di sole, basta la bicicletta, ma i più stanchi possono affittare anche un’auto, purché sia decapottabile, per non perdere neanche un metro degli strapiombi terribili, delle creste de Las Montañas del Fuego, delle vedute vertiginose sull’oceano. E poi, sulla costa, voltare le spalle al dio Vulcano e fermarsi a cercare tritoni e nereidi in mare, abbandonarsi al vento sulle spiagge, immergersi nell’acqua cristallina fino al tramonto infuocato. E dimenticarsi di sé. Finché l’acquolina in bocca ci ricorda che siamo ancora umani. E abbiamo fame. La notte subtropicale ci viene incontro con i profumi di cucine a cielo aperto, dove le zuppe di cipolle e di ceci sobbollono sulla riva e spandono aromi di spezie africane a gara con l’acidulo sentore di formaggio di capra.


Dormire last minute
© RIPRODUZIONE RISERVATA