L'età, in primis. Ma anche l'etnia, il sesso e lo stato di salute: ecco i fattori - e sono molti - che determinano chi avrà prima il vaccino contro il Covid, secondo i piani presi in considerazione dagli esperti. Gli scienziati stanno valutando la possibilità di utilizzare un algoritmo sviluppato dagli accademici dell'Università di Oxford per scoprire chi è più vulnerabile al virus. Secondo il Telegraph, il comitato congiunto per la vaccinazione e l'immunizzazione (JCVI), responsabile della definizione della strategia vaccinale del Regno Unito, ha già prodotto un elenco di priorità, che sarebbero 10. Il risultato è in gran parte basato sull'età, ma si sono presi in considerazione anche altri fattori: come ad esempio il luogo in cui le persone lavorano e la loro storia medica personale, tutti i fattori di rischio dunque.
Gli scienziati al lavoro sul vaccino sono pronti a rivedere l'elenco a breve, con una versione aggiornata che dovrebbe essere pubblicata nelle prossime due settimane sulle riviste specializzate. Sono già state pubblicate prove sull'impatto del virus su diverse tipologie di popolazione.
Your age, ethnicity and wealth could decide whether you get the coronavirus vaccine first https://t.co/oqjl4wkWdW
— Daily Mail U.K. (@DailyMailUK) November 1, 2020
Public Health England, che ha riscontrato un rischio simile di morte per le persone Bame, in un recente rapporto ha messo però tutti in guardia contro il razzismo storico e l'ostilità nei confronti degli immigrati. Il rapporto ha anche scoperto che gli uomini avevano maggiori probabilità di morire di Covid-19, secondo i dati dell'Office for National Statistics (ONS). Gli ultimi verbali pubblicati della JCVI spiegano come i membri abbiano discusso l'algoritmo di Oxford tenendo conto di: «Età, sesso, etnia, abitudine al fumo, indice di massa corporea, condizioni mediche preesistenti e farmaci attuali». Boris Johnson ha da poco detto che la prospettiva di un vaccino nel primo trimestre del 2021 dà «motivo di ottimismo sul fatto che la primavera sarà migliore per la Gran Bretagna».
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«Non è solo che abbiamo medicine e terapie sempre migliori: c'è proprio una speranza realistica di un vaccino nel primo trimestre del prossimo anno», ha detto Johnson in una conferenza stampa a Downing Street. «Ora abbiamo la prospettiva immediata di utilizzare molti milioni di test, affidabili e soprattutto rapidi che puoi usare per dirti se sei contagioso o meno e ottenere il risultato entro 10-15 minuti». Intanto la Gran Bretagna è in lockdown per un mese: stando a indiscrezioni di stampa britannica, le chiusure potrebbero essere anche più lunghe. Nei prossimi giorni si attendono conferme ufficiali.