Le ricadute
Gianluca Di Sante, responsabile Fillea Cgil, analizza il momento: «Le possibilità che le ditte possano non riuscire a riscuotere i crediti si riflette sui lavoratori. Molti di questi sono incagliati per migliaia e migliaia di euro e questo può avere ricadute pesanti per un territorio come il nostro. Le ditte hanno assunto tanto grazie al Superbonus, si sono ingrandite, ma ora non hanno liquidità necessarie per proseguire se non riuscissero ad accedere ai crediti». La conseguenza è chiara. «Potrebbero esserci problemi per far fronte ai pagamenti degli stipendi e all’avanzamento dei lavori stessi. Gennaio sarà un mese chiave perché il rischio è che si possano aprire situazioni di cassa integrazione o ancor peggio arrivare a licenziamenti così come a chiusure di aziende. Secondo il Cresme il termine del 110% doveva essere sostituito dai cantieri del Pnrr che avrebbero quindi assorbito la forza lavoro. Ma i cantieri non stanno partendo, tutto va a rilento e la sostituzione sperata non ci sarà, soprattutto nelle piccole realtà dove manca il personale amministrativo per avanzare progetti e accedere ai fondi».
Una provincia in attesa dunque. «Ci sono lavoratori che hanno aperto la Partita Iva e senza lavoro saranno senza ammortizzatori.
La retromarcia
«Con il Superbonus il comparto è cresciuto ma ora molte famiglie stanno rivedendo i piani per timore di non rientrare nelle agevolazioni e le aziende che erano partite si trovano bloccate. Parliamo di una bolla potenzialmente pericolosa. Come Filca lo abbiamo sempre detto: bisognava creare un organo di controllo perché i prezzi delle materie prime si sono gonfiati e ora tutto rischia di fermarsi. Siamo preoccupati per i prossimi mesi anche perché l’edilizia traina anche il mobile e altri settori che rischiano a loro volta di rallentare. E’ una situazione da monitorare attentamente».
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