Le modalità
Se i tempi erano stretti per concordare su due piedi una nuova data, si era parlato del 20 gennaio o del 1º marzo, «conto sulla disponibilità manifestata dalla Regione a rivedere i periodi futuri - è speranzoso Ippaso -, avviando un confronto insieme ai referenti nazionali delle associazioni di categoria e agli altri enti nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni. Sembrerebbe che su questo punto ci sia una convergenza d’idee e per tutti vada rivisto il calendario, tenuto anche conto dei mutamenti climatici che stanno allungando i periodi di caldo».
La salvaguardia
Per cambiare la data dei saldi sarebbe stato necessario un giusto anticipo, «ma vogliamo fare capire a chi ci amministra - mette in chiaro il direttore della Confesercenti - che l’incasso pieno al 100% permette ai negozianti di sopravvivere, perché è solo avvalendosi di queste entrate che le ditte riescono a pagare tasse, imposte e tributi. Un flusso di denaro che rappresenta anche l’ossigeno delle entrate dei Comuni. Il prezzo completo, che tiene conto di tutte le componenti di spesa e del giusto profitto, ha lo scopo di salvaguardare le attività private e le pubbliche amministrazioni».
Pertanto la Confesercenti chiede le date del 1º marzo per i saldi invernali e del 1º settembre per quelli estivi. «Sapevamo benissimo che la tempistica era troppo limitata, ma è stata comunque l’occasione per puntare di nuovo un faro sul problema.
Amerigo Varotti, direttore della Confcommercio Marche Nord, osserva che «la data del 5 gennaio era già stata stabilita in sede di Conferenza Stato-Regioni per il 2023. Risultava pertanto ovvio che venisse confermato il periodo, in quanto l’autonomo spostamento in avanti della data dei saldi da parte delle Marche avrebbe avuto riflessi fortemente negativi per le imprese commerciali dei territori di confine. Per semplificare, i consumatori della nostra provincia avrebbero approfittato delle liquidazioni il 5 gennaio in Romagna. Da sempre siamo decisi a posticipare le date dei saldi. Quelle attuali sono incompatibili con le esigenze delle imprese. Gli sconti di fine stagione, quando i prodotti di abbigliamento non hanno avuto il normale periodo di vendita a prezzo pieno, sono assurdi. L’importante è comunque che la data sia condivisa da tutte le Regioni per evitare fughe di consumatori da una regione all’altra, come avveniva quando l’Emilia Romagna anticipava i saldi».