Rifiuti, rivisto il piano d'ambito ma non si allunga la vita delle discariche: si profila un'emergenza per la provincia pesarese

Rifiuti, rivisto il piano d'ambito ma non si allunga la vita delle discariche: si profila un'emergenza per la provincia pesarese
Rifiuti, rivisto il piano d'ambito ma non si allunga la vita delle discariche: si profila un'emergenza per la provincia pesarese
di Lorenzo Furlani
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Lunedì 17 Luglio 2023, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 12:09

PESARO -Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: questa elementare regola matematica può essere richiamata per interpretare la revisione del piano provinciale dei rifiuti predisposta dagli uffici dell’Assemblea territoriale d’ambito (Ata) di Pesaro Urbino per superare il parere di non conformità al piano regionale di gestione dei rifiuti espresso dagli uffici tecnici della Regione.

I dati


La revisione, infatti, mantiene inalterata l’impostazione - dettata da ragioni di bilancio e di profitto - del riempimento accelerato delle discariche gestite da Marche Multiservizi, secondo un accordo di programma del 2017 stipulato tra gli enti locali del territorio e il gestore e duramente contestato dalla Regione nel procedimento amministrativo e nelle sedi istituzionali. Soprattutto, a causa di questa corsa a imbottire le discariche pesaresi con rifiuti provenienti da fuori provincia, si profila all’orizzonte una condizione di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti urbani del territorio, che si materializzerà fra 3 anni e mezzo con l’esaurimento, praticamente allo scadere del 2026, dei due impianti di Fano e Tavullia ora disponibili.

Sanato “il vizio essenziale”

Dopo la minaccia di un ricorso al Tar contro la bocciatura del piano da parte della Regione espressa dall’Ata 4 mesi fa (la decisione fu assunta a maggioranza dai sindaci e poi non eseguita), la Regione vede ora riconosciuta la sua censura perché nel piano provinciale viene sanato il “vizio essenziale e fondamentale” della mancata programmazione dei quantitativi di rifiuti da smaltire nelle discariche dell’ambito (quella di Aset a Monteschiantello e di Marche Multiservizi a Ca’Asprete, dopo la saturazione nel 2022 con rifiuti produttivi specialmente da fuori regione della discarica di Ca’ Lucio di Urbino gestita sempre da Mms).

Nella prima versione del piano, il punto era risolto con un richiamo generico ai flussi di rifiuti indicati nelle autorizzazioni delle discariche rilasciate a suo tempo dalla Provincia: ora sono state aggiunte due tabelle che stimano i conferimenti, distinti per tipologia di rifiuti, per i prossimi 3 anni dal 2024 al 2026 (il piano è quinquennale ma l’iter di approvazione si prolunga nel periodo di vigenza iniziato nel 2022).

Rispettato il limite del 50%

In particolare, viene rispettata la regola imposta dal piano regionale del 2015 che limita lo smaltimento dei rifiuti produttivi, cosiddetti speciali, al 50% dei rifiuti urbani, tetto sul quale si era sviluppato nei mesi scorsi un serrato braccio di ferro tra Regione e Ata.

Nei 7 anni dal 2105 al 2021, infatti, lo smaltimento dei rifiuti nella provincia pesarese è stato gestito in un regime di sostanziale anarchia rispetto alla pianificazione regionale (rivendicato dall’Ata come legittimo) con lo smaltimento nelle discariche urbane di enormi quantità di rifiuti produttivi allo scopo di fare cassa, sopperendo così alla riduzione degli urbani indifferenziati: secondo i dati del piano, a Fano nella misura del 115% dei rifiuti urbani, a Tavullia del 213% e a Urbino del 225% (considerando tra i rifiuti speciali i residui delle lavorazioni per il recupero delle frazioni differenziate degli urbani).

L'impegno ignorato

Nonostante questa significativa correzione, la vita residua delle due discariche non si allunga perché è previsto l’arrivo dei rifiuti urbani provenienti da altre province marchigiane (in particolare per l’esigenza di Macerata) in quantità analoghe per Tavullia a quelle prodotte dal territorio, cosicché i quantitativi complessivi restano invariati (circa 130mila tonnellate all’anno a Ca’ Asprete e 54mila a Monteschiantello).

Addirittura, non c’è traccia della proposta dell’Ata, formulata con lettera alla Regione nel marzo scorso, di prolungare di un anno la gestione operativa delle due discariche rispetto alla chiusura già prevista per Fano nel 2026 e per Tavullia nel 2027. Perciò, considerando le capacità residue di abbancamento stimate alla fine del 2023, al ritmo pianificato degli smaltimenti, il primo gennaio 2027 a Monteschiantello resterà una disponibilità di appena 3mila tonnellate di rifiuti e a Ca’ Asprete di poco più di 55mila, utili per soli 5 mesi.

L'invito alla parsimonia

Eppure nelle prescrizioni all’Ata i tecnici della Regione avevano rilevato come i volumi disponibili nelle tre discariche pesaresi, alla prima comunicazione dei dati d’ambito, coprissero un fabbisogno ultradecennale del territorio e l’assessore regionale all’ambiente Aguzzi nella lettera inviata all’Ata nel gennaio scorso, in cui contestava lo sfruttamento intensivo delle discariche di Mms con rifiuti speciali da fuori regione, segnalava la necessità «di consumare i volumi disponibili con parsimonia, cercando di farli durare più a lungo possibile, evitando così di dover cercare nuove aree per realizzare nuove discariche».

Problema rinviato al 2025

Poi è subentrata la mediazione politica (si parla di un’opera di convincimento svolta dai sindaci di Urbino e Tavullia con il governatore Acquaroli). Fatto sta che ora l’Ata rimanda la quantificazione delle capacità di smaltimento delle discariche al medio periodo (2025): una data buona per constatare l’emergenza prossima a esplodere. 

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