Schiaffi all’ex in auto durante un litigio poi la sbatte fuori: «Ti lascio nei boschi». Condannato a tre anni

Schiaffi all’ex in auto durante un litigio poi la sbatte fuori: «Ti lascio nei boschi». Condannato a tre anni
Schiaffi all’ex in auto durante un litigio poi la sbatte fuori: «Ti lascio nei boschi». Condannato a tre anni
di Luigi Benelli
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 08:25

PESARO -  Lasciata in strada di notte dopo un violento litigio in auto in cui l’ex gli ha stretto le mani al collo. Il caso è andato a sentenza ieri con rito abbreviato davanti al Gup di Pesaro. L’imputato è un giovane di 24 anni di origini marocchine accusato di maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona.

Un caso emerso lo scorso agosto quando il giovane fu arrestato dai carabinieri. Quella notte la fidanzata, 19 anni pesarese, era stata vista camminare da sola a Villa Fastiggi. Dopo l’allarme dei passanti i carabinieri l’avevano raggiunta. 

Secondo la ricostruzione lei aveva appena litigato col fidanzato per una telefonata ricevuta da alcuni amici.

Lui l’aveva colpita al volto e stretto le mani al collo. In un primo momento le aveva impedito di scendere poi l’aveva lasciata lì e avrebbe esclamato: «Io a questa la lascio nei boschi». E giù ancora schiaffi tanto che lei aveva detto di temere di morire. Era riuscita a scappare e si era nascosta dietro una pianta per non farsi trovare dal fidanzato, in preda ai fumi dell’alcol. Poi lui era tornato a casa a prendere quattro coltelli ed era nuovamente uscito. Lui disse che era arrabbiato per la telefonata ricevuta e i toni aggressivi utilizzati dai giovani che si erano messi in contatto con la sua fidanzata.

E che era uscito per cercare loro, non lei. La sua corsa si era fermata in un fosso, dove era precipitato con l’auto dell’amico. Il tutto sotto gli effetti dell’alcol. Ma i carabinieri hanno ricostruito i fatti ed è emerso un quadro di maltrattamenti e lesioni dalla data della convivenza, giugno 2021. Più volte l’avrebbe schiaffeggiata, insultata e minacciata: «Ti ammazzo». 


In un’occasione si era presentato sul luogo di lavoro di lei e aveva aggredito la ragazza e un collega con cui era convinto lo tradisse. Fu necessario l’intervento della polizia anche se lei minimizzò l’accaduto. Scontri e litigi per motivi di gelosia finiti con un occhio nero e una mascella gonfia, ma anche calci e schiaffi dopo le accuse di tradimento. A luglio si recò al pronto soccorso, dove intervenne la polizia, ma lei aveva ridimensionato l’accaduto. Ebbe 12 e 8 giorni di prognosi per le lesioni ricevute nei due episodi. Una escalation culminata in un episodio in cui lui le avrebbe ficcato due dita in gola per non farla urlare, fino a farla sanguinare dalla bocca e dal naso. Le avrebbe impedito di chiedere aiuto prendendole il telefono. 


Tra i capi di imputazione anche il sequestro di persona per averla chiusa in camera a chiave per evitare che potesse chiedere aiuto dopo una lite. L’imputato (tornato libero con divieto di avvicinamento) è seguito dagli avvocati Francesco Coli e Marco Defendini. Il giudice ha condannato il giovane a 3 anni. E’ stato dato alla parte offesa un risarcimento di 3000 euro. La ragazza era assistita dall’avvocatessa Raffaella Marini.

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