Lo stop&go snerva baristi e ristoratori: «Siamo esasperati. E senza asporto dopo le 18 è la fine»

Lo stop & go snerva baristi e ristoratori: «Siamo esasperati. E senza asporto dopo le 18 è la fine»
Lo stop & go snerva baristi e ristoratori: «Siamo esasperati. E senza asporto dopo le 18 è la fine»
di Thomas Delbianco
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Martedì 12 Gennaio 2021, 07:50

PESARO - Il caffè finalmente sorseggiato al bancone del bar o dietro un comodo tavolino soddisfa i clienti, ma i gestori vedono nero. «Se ci tolgono anche l’asporto dopo le 18, andiamo ancora più in crisi. Che senso ha così?». E i ristoranti boccheggiano: «Senza cene e weekend perdiamo l’80% del fatturato».

Una signora si affaccia alla porta della Pasticceria ‘900 in via XI Febbraio e chiede al titolare, quasi timidamente: «Ma ci si può sedere al tavolino questa mattina?».

E alla risposta affermativa, mostra un’espressione di soddisfazione. «Finalmente - spiega - un bel caffè da gustare al bar, fuori è freddo, si fa fatica a bere con l’asporto. E anche girare il cucchiaino per lo zucchero nel bicchierino d’asporto, in piedi, è complicato. Si sta meglio seduti al tavolo del bar, al caldo». 


Il caffè gustato al bar ha tutto un altro sapore nella prima mattina della settimana di zona gialla nel centro storico di Pesaro. Ieri i gestori hanno accolto i clienti con il proverbiale sorriso, anche se la situazione di incertezza, i continui cambi di colore, le aperture a singhiozzo pesano sulle loro attività e, alla fine, pure sullo stato dell’umore. Ieri nell’incontro Governo-Regioni è stato, oltretutto, comunicato che tra le nuove misure probabilmente ci sarà anche il divieto di asporto dopo le 18 per i bar per un ulteriore stretta alla movida pre serale e in funzione anti assembramento. E nelle parole dei gestori di esercizi pubblici c’è uno stato d’animo tutt’altro che sereno. Uno stop&go che è peggio di un tour sulle montagne russe. Perchè la situazione stagna, è in stallo ormai da mesi e il futuro non è roseo. Almeno non ancora.

«Prendiamo quello che viene, ma questa situazione sta diventando una comica, non se ne può più - dice Alberto Morrichini del Centralino Food&Beverage nel cuore di piazza del Popolo- Sembra che non si possa nemmeno fare più l’asporto dopo le 18, così si mettono in crisi molte imprese. Non vedo una luce in fondo al tunnel, vedo solo nero. Non so più cosa dire, sono deluso e amareggiato, continuiamo ad andare avanti, ma è dura. Per il weekend aspettiamo notizie, ma è sempre la solita solfa, non possiamo ordinare dei fornitori con certezze, non possiamo avere prenotazioni perchè non sappiamo se saremo arancioni, gialli o rossi. E’ una gran confusione».

Edoardo Simoncelli della Pasticceria 900 rimarca sconsolato: «Lavoriamo, anche se non nelle condizioni ottimali, ma meglio di niente. Si cambia sempre, e questo è faticoso anche per fare qualsiasi tipo di programmazione. Fino a venerdì andiamo avanti, poi vedremo». Dai bar ai ristoranti. «Tenere aperto ci fa stare sempre di buon umore, ma il problema è capire la reazione delle persone - sottolinea Eliana Mennillo del Rossini Bistrot in via Passeri - E capire se questa apertura sarà risolutiva ai fine dell’epidemia o meno. Siamo aperti, da un lato siamo contenti, ma speriamo che questo non comporti successive chiusure. Toglierci il weekend vuol dire toglierci una grande fetta di mercato. La priorità è anche che questa emergenza finisca e il ritorno alla normalità. Se questo vuol dire stare chiusi un po’ più a lungo, per poi riaprire in maniera definitiva, lo preferiamo rispetto allo stop & go in continuazione».


Il presidente dei ristoratori che fanno riferimento a Fipe Confcommercio, Mario di Remigio, ieri pomeriggio, appena finito il turno del pranzo al suo ristorante Polo Pasta e Pizza, in piazzale della Libertà con vista sulla Palla di Pomodoro, ha riferito che «le impressioni dei giorni scorsi non sono cambiate. Anche con il pranzo e l’asporto, al massimo si può fare il 20% del fatturato. Il grosso del lavoro si fa il fine settimana. E il turno serale diventa fondamentale».

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