Cinque anni dalla morte di Teto, la mamma: «Lui è nel cuore degli amici, ma noi cerchiamo la verità»

Stefano Conti
Stefano Conti
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 2 Luglio 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 12:11

VALLEFOGLIA - Non si spegne la memoria di Teto neanche per gli amici, che anche quest’anno, a distanza di 5 anni lo hanno ricordato con il “Memorial Teto” che si è svolto al PalaDionigi. Stefano Conti, 20enne portiere di calcio morì tragicamente l’8 aprile del 2018, in un incidente stradale mai del tutto chiarito e oggetti di indagini.


La passione


Stefano, conosciuto da tutti col nomignolo di Teto, aveva compiuto 20 anni il 12 febbraio: era residente a Montegridolfo, ma originario di Montecchio.

Giocava come portiere nella squadra di calcio di Seconda Categoria dell’Asd Mondaino, ma nessuno a Montecchio lo ha mai dimenticato. «

In realtà sono 6 volte che ricordano Stefano con questo memoriale», racconta mamma Teresa, «perché lo stesso anno che scomparve mi chiesero se potevano intestare a lui questo torneo, che lui stesso aveva vinto l’anno precedente». La perdita di un figlio è una ferita che non si rimargina mai, «ma quando vogliono fare un qualcosa in suo ricordo noi ci siamo, li spalleggiamo sempre, specialmente nel mondo del calcio. Era un portiere e aveva questa cerchia di amici che non ci hanno mai abbandonato».

Il calcio era una sua grande passione: «Iniziò in prima elementare a giocare a calcio, ma sempre con la fissa di fare il portiere», prosegue mamma Teresa, «solo per un anno tentò un altro ruolo, ma si sentiva come un pesce fuor d’acqua ed tornato di nuovo a fare il portiere. Questo torneo ci regala un po’ di felicità e dà valore alla sua passione: è una lama a doppio taglio perché sarebbe bello rivederlo ancora in porta, ma allo stesso tempo è un modo per rivedere le persone che gli volevano bene, davvero».

Il ricordo di Stefano è ancora molto vivo: «Non avrei mai creduto che avrebbero chiuso Montecchio per il suo funerale, non immaginavo quanto lo amassero: era dolce con gli anziani e gli avevo insegnato che i buoni sentimenti non si devono nascondere e quelli cattivi bisogna sempre saperli trattare, affrontare, ragionarci. Era sempre dalla parte dei più deboli: credo che sarebbe stato un ottimo uomo».

Stefano aveva iniziato a frequentare il Liceo Turistico a Urbino, ma negli ultimi anni aveva perso interesse per lo studio e, insieme a noi aveva deciso di andare a lavorare: «Noi abbiamo un azienda, ma Stefano fu il primo a rifiutarsi di venire a lavorare da noi: voleva affrontare il mondo del lavoro con serietà e non sentirsi mai “il figlio del proprietario”, con il rischio di prendersi licenze senza meritarle davvero». Teresa ricorda con dolore il giorno dell’incidente: «Quegli ultimi mesi li aveva passati serenamente, lo avevano assunto ed era felice. Quel giorno scherzava con sua sorella Chiara: doveva fare il suo testimone di nozze, ma non voleva vestirsi troppo elegante». 


I dubbi


Ma le dinamiche sono ancora da chiarire: la Citroen C3 ha carambolato fuori strada a Montecchio, a tre chilometri da casa. «Vorrei solo che fossero chiarite bene le dinamiche, ha perso il controllo dell’auto che purtroppo era una cabrio: non aveva le cinture e ha pagato cara questa cosa, ma la causa potrebbe anche essere altre».

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